Il suo nome scientifico è Hieracium pilosella (fam. Asteraceae) ma più comunemente è nota con il nome di pilosella ed è un potente drenante.
Sembra essere una pianta nativa dell’Inghilterra, ma la sua capacità di adattamento ai terreni più impervi ha fatto sì che si sia diffusa anche nel resto delle montagne d’Europa, anche se aride, come ad esempio i Pirenei.
Sin dal 1500 è stata utilizzata per problematiche connesse o alle vie uriniarie o alla necessità di eliminare l’acqua in eccesso. Il nome Hieracium deriva dal termine latino hierax che significa “sparviero” e che si ricollega alla leggenda secondo cui i rapaci amano cibarsi delle foglie vellutate della pianta per migliorare la vista e renderla ancora più infallibile durante la caccia. La trazione contadina la ricorda anche con il nome di ‘lingua di gatto’, ispirandosi alla forma oblunga delle sue foglie basali.
Coltivazione e origine
Come detto, i terreni sassosi e aridi non le impediscono di crescere, anche perché con gli stoloni tende ad andare a cercarsi nuovi e migliori spazi, preferibilmente con un pH elevato. In cultura cresce e si propaga con facilità tanto che bisogna tenere sotto controllo non solo le malerbe, ma anche la pilosella stessa.
Adattandosi alla montagna, riesce a sopportare bene anche temperature rigide, fino ai -8 °C. Le annaffiature non devono essere costanti, anzi molto limitate. Nei periodi invernali si può anche non effettuarle, dato che le piogge provvederanno al suo esiguo fabbisogno.
Parti utilizzate
Della pilosella si utilizzano le parti aeree, cercando di limitarsi all’uso delle sole foglie e di non includere lo scapo floreale.
Pilosella, tecniche di raccolta
Essendo una pianta piccola con le foglie molto vicine a terra, la raccolta meccanica è pressoché antieconomica. Infatti le lame delle falciatrici impatterebbero troppo spesso con il terreno, rovinandosi e perdendo il filo, quindi ci si dovrebbe fermare più e più volte per riaffilarle. Per aver un ritorno economico, la raccolta deve quindi avvenire obbligatoriamente a mano.
Si può estirpare l’intera pianta e poi ripulirla dalle radici, oppure, con molta più fatica e tempo, tagliare semplicemente le foglie, come a potarla. La scelta tra i due tipi di interventi è da stabilirsi a seconda se si desidera lasciare o cambiare coltivazione nell’anno successivo.
Castore Durante, medico e botanico italiano del 1500, cita l’usa del succo di pilosella o degli impiastri fatti con essa per facilitare la cicatrizzazione delle ferite, in modo particolare quelle “della bocca e delle membra genitali”, probabilmente alludendo alle mucose in generale.
Sempre il Durante sosteneva che fosse altrettanto valida nel combattere i problemi di fegato e milza, oltre che ridurre l’idropsia ovvero la ritenzione idrica.
In tempi più moderni, la medicina popolare ha sfruttato la pilosella per le sue proprietà colagoghe e diuretiche ma anche antimicrobiche, convalidando cosi i suggerimenti del Durante nel 1500.
Pilosella, principi attivi
Tra i composti troviamo acido tannico, mucillagini, composti flavonici, come il luteoloside.
Ci sono anche molecole tipiche della specie a cui appartiene come l’ossicumarina o umbrelliferone e il metilumbelliferone, principali imputati delle sue proprietà.