Home C'era una volta La morte assurda di Joe Maini

La morte assurda di Joe Maini

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L’8 maggio 1964 a Los Angeles, in California, dopo due giorni di agonia muore drammaticamente a soli trentaquattro anni il sassofonista Joe Maini.

Una famiglia di musicisti

Nato a Providence, Rhode Island, l’8 febbraio 1930 Joseph Maini Jr, questo è il suo vero nome, cresce in una famiglia di musicisti di origine italiana: il padre è chitarrista e il fratello mandolinista. Dopo avere studiato le ance con Joe Piacitelli, ottiene la sua prima scrittura come professionista a diciassette anni e suona con Alvino Rey, Johnny Bothwell, Jimmy Zito e Claude Thornhill. All’inizio degli anni Cinquanta, mentre sta suonando con Thornhill inizia ad affiancare al sassofono contralto il tenore, vendutogli da Charlie Parker.

Un colpo di pistola

Sempre negli anni Cinquanta suona con Dan Terry, con il quale compare nel cortometraggio del 1954 “Birth Of A Band”. Trasferitosi a Los Angeles nella seconda metà degli anni Cinquanta, suona con Jack Sheldon, Lorraine Geller, l’orchestra di Terry Gibbs, Louis Prima, e registra anche al fianco di Clifford Brown, Red Mitchell, Shorty Rogers. All’inizio degli anni Sessanta, dopo aver suonato in altre orchestre come quelle di Gerald Wilson e di Onzie Mathews, sostitusce Richie Kamuca nel quintetto di Shelly Manne. Nel marzo del 1964 entra a far parte dell’orchestra di Louie Bellson. Due mesi dopo, in casa del sassofonista Ray Graziano, si ferisce alla testa con un colpo di pistola, sembra giocando alla Roulette Russa, e muore due giorni dopo. Di derivazione parkeriana, Maini è considerato dai musicisti uno dei più promettenti sassofonisti di quegli anni.

 

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Gianni Lucini
Scrivere è il mio principale mestiere, comunicare una specializzazione acquisita sul campo. Oltre che per comunicare scrivo anche per il teatro (tanto), il cinema e la TV. È difficile raccontare un'esperienza lunga una vita. Negli anni Settanta ho vissuto la mia prima solida esperienza giornalistica nel settimanale torinese "Nuovasocietà" e alla fine di quel decennio mi sono fatto le ossa nella difficile arte di addetto stampa in un campo complesso come quello degli eventi speciali e dei tour musicali. Ho collaborato con un'infinità di riviste, alcune le ho anche dirette e altre le dirigo ancora. Ho organizzato Uffici Stampa per eventi, manifestazioni e campagne. Ho formato decine di persone oggi impegnate con successo nel settore del giornalismo e della comunicazione. Ho scritto e sceneggiato spot e videogiochi. Come responsabile di campagne di immagine e di comunicazione ho operato anche al di fuori dei confini nazionali arrivando fino in Asia e in America Latina. Dal 1999 al 2007 mi sono occupato di storia e critica musicale sul quotidiano "Liberazione".