“La Mente di Dio” è il nuovo libro scritto da Igor Bogdanov Grishka che continua l’esplorazione dell’universo e della ricerca del senso della vita. Ancora una volta, attraverso questo libro, tenta di rispondere alla domanda su cui si interrogano da tempo immemorabile gli scienziati: come è nato l’universo? Di seguito pubblichiamo alcuni estratti del libro.
“La Mente di Dio”, alcuni estratti
“Maestro, cosa cercate con le vostre equazioni? Einstein non rispose immediatamente.Tornò lentamente nel suo ufficio e si sedette proprio di fronte alla ragazza. Forse turbato dalla bellezza ambigua della sua allieva, sospirò, e prendendo la mano, sussurrò: “Voglio sapere come Dio creò l’universo. Non mi interessa un fenomeno particolare, un particolare elemento. Voglio conoscere la mente di Dio”. La mente di Dio! Una frase che lasciò tutti a bocca aperta. Una frase che ha causato rivolte nei laboratori, provocando polemiche e creando discussioni infinite: ancora oggi, quella piccola frase continua a mantenere aperto il dibattito. Fino a quando persino il fisico Stephen Hawking che si chiedeva nel suo famoso libro “Breve storia del tempo” perché l’universo esiste, scrisse nella sua ultima riga: “Se troviamo la risposta a questa domanda sarà il trionfo definitivo della ragione umana, in quel momento scopriremo la mente di Dio”.
Per alcuni, questa frase sorprendente potrebbe diventare l’orizzonte del XXI secolo per la scienza, come dichiarato dal leggendario teorico americano Freeman Dyson: “La sfida è quella di leggere la mente di Dio per scoprire perché l’universo esiste. Con quale “miracolo” questo è apparso improvvisamente dal nulla, in tredici miliardi di anni. Perché c’è qualcosa piuttosto che niente. E perché questo “qualcosa” ha creato la vita e la coscienza”. Le risposte a queste domande ammettono solo tre ipotesi.
Coincidenza cosmica o universi paralleli
Il metodo più semplice – ma meno scientifico – è quello di difendere l’idea che l’universo, la coscienza e la vita sono il risultato di una grande “coincidenza cosmica” e niente altro. In questo caso, la vita nasce “per caso” e la nostra esistenza è del tutto arbitraria.
La seconda ipotesi è quella degli “universi paralleli”. Secondo i sostenitori di questa idea, l’universo in cui viviamo è solo versione “vincente” di una infinità di universi sterili: l’esistenza del cosmo “ordinato” in cui viviamo non ha nulla di notevole in quanto si sarebbe perso in una moltitudine di universi caotici. Cerchiamo di essere sinceri: questa ipotesi non è più scientifica di quella precedente. In primo luogo perché non è sperimentalmente verificabile. Ma, soprattutto, perché in tutto l’universo possibile, la matematica utilizzata da questi studi resta necessariamente la stessa.
Di qui la terza ipotesi, che sembra più legata alla scienza, quella di un universo unico e strutturato da leggi fisiche: in questo caso, l’evoluzione cosmologica non lascia nulla al caso e la vita sembra essere la conseguenza inevitabile di uno scenario guidato, con la massima precisione, dalle leggi della fisica. Un universo unico.
In questa prospettiva, un codice di base, con l’essenza matematica, in qualche modo paragonabile al codice genetico, spiega tutte le leggi fisiche e organizzate, con una precisione mozzafiato, con tutti i valori di tutte le costanti fondamentali tra loro, fino alla creazione di un universo ordinato che può portare alla vita e alla coscienza.
In realtà, i fisici più che osservare le leggi fondamentali della natura hanno dovuto calibrare con la massima precisione i loro studi per dimostrare che le stelle e i pianeti si siano formati per consentire alla vita di emergere dalla materia.
Fino a poco tempo, il lavoro degli scienziati era, essenzialmente basato sulla scoperta della natura delle leggi fisiche e delle conseguenze delle loro applicazioni. Ma è stato loro vietato di fare domande circa la logica di queste leggi. Ma con il progresso della scienza, diventa sempre più difficile dimostrare che, quando ci fu il primo Big Bang, queste leggi non hanno seguito un comportamento determinato ed ‘ordinato’.
“Dio aveva scelta quando creò l’universo?”
1951, in un piccolo ufficio occupato da Einstein presso l’Institute for Advanced Studies. E’ estate. Le finestre sono spalancate al cielo e ai begli alberi del parco. Il Maestro è di fronte alla sua lavagna e traccia con la sua calligrafia le equazioni della relatività generale già scritte tante volte. Improvvisamente si rivolse al suo assistente, il giovane fisico Ernst Straus. Il suo sguardo volò oltre, l’invisibile, quando chiese a bassa voce: “Dio aveva scelta quando creò l’universo?”.
Da “La Mente di Dio“, Igor Bogdanov Grishka, Grasset, 280 p., 17 €.