Lo sport, si sa, è da sempre maestro di vita. Ci insegna a non mollare mai, a continuare a credere nella possibilità di raggiungere la vittoria anche quando neanche il più folle dei giocatori d’azzardo sarebbe ancora pronto a scommetterci su. Ed è proprio a questo che deve aver pensato, durante tutta la 34° edizione della Coppa America appena conclusasi, l’equipaggio di Oracle guidato dallo skipper australiano James Spithill.
Coppa America, l’incredibile rimonta
La barca statunitense arriva, infatti, a conquistare la prestigiosa Coppa America dopo aver infilato, agli avversari del Team New Zealand, una striscia di ben otto successi consecutivi riuscendo così a recuperare uno svantaggio che sembrava ormai incolmabile. Nove a otto, dunque, il punteggio finale di una rimonta che sarà, senza dubbio, ricordata come una delle più clamorose e inattese nella storia della vela.
Oracle, partita tra l’altro con due punti di penalizzazione per aver “truccato” gli AC45 (i catamarani più piccoli usati per le pre-regate della competizione), era apparsa, infatti, fin dal via nettamente inferiore ai neozelandesi sia nella velocità che nella gestione delle gare.
Oracle trionfa
Facile, dunque, per i “Kiwi” cominciare a incamerare vittorie portandosi così, con lauto anticipo grazie a un solidissimo vantaggio, a un sol passo dal prestigioso trofeo. Cosa sia, però, poi accaduto nella loro testa (ma c’è anche chi ipotizza un guasto alla barca) questo non ci è dato sapere. Sta di fatto che quello che sembrava impossibile è improvvisamente diventato realtà.
E così, contro ogni più ragionevole pronostico, Oracle ribalta gli equilibri afferrando la Coppa proprio sul foto finish regalando, così, a un’edizione che sembrava destinata a essere ricordata come una delle peggiori, un finale assolutamente avvincente. Gli appassionati ringraziano, i neozelandesi un po’ meno. Per loro la vela e la Coppa America sono una sorta di religione.