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La Bossa Nova, ovvero il samba incontra il jazz

Il 13 febbraio 1962 Charlie Byrd, allievo di Django Reinhardt e di André Segovia, pubblica l’album Jazz Samba insieme a un altro famoso jazzista, Stan Getz. Quel disco segna la definitiva affermazione di un genere, la Bossa Nova, frutto della contaminazione tra il jazz nordamericano e i ritmi del samba brasiliano.

Non c’è mai una sola primogenitura

Charlie Byrd e Stan Getz vengono salutati come gli “inventori” di un genere innovativo che rompe il muro della divisione artificiale tra musica “colta” e “popolare”. Nonostante l’entusiasmo entrambi i musicisti sono consapevoli di non poter rivendicare alcuna primogenitura. La loro opera, pur preziosa e originale, si inserisce nella scia di un grande rinnovamento musicale iniziato qualche anno prima cui stanno dando un grande contributo moltissimi musicisti, primi fra tutti i brasiliani. Lo stesso nome Bossa Nova (che in brasiliano significa “cosa nuova” o “moda nuova” è preso a prestito da uno dei brani riconosciuti ancora oggi come fondativi dello stile omonimo. Si tratta di Desafinado, composto da Antonio Carlos Jobim in collaborazione con il poeta Vinicius De Moraes, e inserito da João Gilberto nell’album Chega de saudade, pubblicato nel 1959 per la Odeon e definito dalla critica “uno strano brano d’atmosfera che lega jazz e samba”.

Una moda che dura nel tempo

La canzone di Jobim è una sorta di manifesto stilistico in cui compare per la prima volta il termine “bossa nova”: «se você insiste em classificar/meu comportamento de antimusical/eu mesmo mentido devo argumentar/que isto è bossa nova/que isto è muito natural». Il brano entrerà nel repertorio di un gran numero di gruppi jazz con il titolo di No more blues. L’album di Stan Getz e del chitarrista Charlie Byrd rappresenta dunque la consacrazione ufficiale del mondo jazzistico statunitense di questo stile. Da quel momento la bossa nova diviene una vera e propria moda, coinvolgendo musicisti di grande valore come Coleman Hawkins, Sonny Rollins, Cannonball Adderley, Quincy Jones e, soprattutto, Dizzy Gillespie che non l’abbandonerà più. Nessuno, però, tenterà di appropriarsi della primogenitura né metterà in discussione i meriti dei veri creatori. Lo stesso Antonio Carlos Jobim, universalmente riconosciuto come uno dei principali maestri di questo stile, si troverà a vivere momenti di inaspettata popolarità e i brani da lui scritti diventeranno merce preziosa per moltissimi interpreti di ogni parte del mondo.

 

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