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La bandiera è gialla

Alle ore 17.40 del 16 ottobre 1965 la voce di Rocky Robert sulle note di T-Bird fa da sigla alla prima puntata di un programma radiofonico destinato a restare nella storia musicale del nostro paese.

I drappi della quarantena

Il suo titolo, “Bandiera Gialla”, fa riferimento ai drappi che segnalano le zone soggette a quarantena perché interessate da epidemie. È esplicitamente di parte. Una voce ricorda che l’ascolto è «severamente proibito ai maggiori degli anni diciotto». Ideato da Renzo Arbore e Gianni Boncompagni e presentato da quest’ultimo, è interamente dedicato al rock e al rhythm and blues. Per la prima volta entrano così di prepotenza nella programmazione radiofonica italiana interpreti, autori, ritmi e sonorità inusuali. La struttura prevede una sorta di concorso “autogestito”. In ogni puntata vengono presentati dodici brani italiani e stranieri, divisi in quattro gruppi e votati dai ragazzi presenti in studio. Il brano che ottiene maggiori consensi diventa “disco giallo”. Il titolo onorifico non dà diritto a premi particolari, salvo quello di partecipare alla trasmissione successiva.

Un programma di culto

Il programma diventa rapidamente un “cult” per decine di migliaia di giovani che ascoltano brani esclusi dalla programmazione normale. A riprova del fatto che si tratta di un fenomeno collettivo, nascono numerosi i gruppi di ascolto spontanei in varie città. Il programma è destinato a rivoluzionare la produzione e il mercato discografico italiano. La presenza di brani in versione originale contribuirà a rompere il lungo isolamento della nostra musica leggera e nulla sarà come prima, come sottolineeranno di lì a qualche mese Piero Vivarelli, Sergio Bardotti e Lucio Dalla sottoscrivendo il “Manifesto per la nuova musica” che, tra l’altro, affermerà: «Noi attingiamo alla tradizione, ma non la rispettiamo. Una tradizione è valida solo in quanto si evolve, altrimenti interessa i musei… il nazionalismo musicale è un nonsenso, sia dal punto di vista storicistico che dello stile…»

 

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