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L’ Highrise award 2014 al bosco verticale di Milano

Le due torri di Milano progettate da Stefano Boeri, il famoso bosco verticale, con i loro vasi giganti a sbalzo fuori dall’edificio pieni di alberi, hanno ricevuto il prestigioso  The International Highrise award 2014 , riconosciuto ogni due anni a partire dal 2004 dal Comune di Francoforte e dal Deutsches Architekturmuseum.

Il bosco verticale, un nuovo tipo di bioedilizia

” Il bosco verticale è un progetto meraviglioso. E’ l’espressione del grande bisogno di verde per l’essere umano. I “grattacieli boschivi” sono l’ esempio lampante della simbiosi tra architettura e natura” ha dichiarato la giuria di esperti.

“Il bosco verticale è espressione del bisogno umano di avere un contatto diretto con la natura”, ha dichiarato il presidente della giuria Christoph Ingenhoven. “E ‘un’ idea radicale e audace per le città di domani e senza dubbio rappresenta un modello per lo sviluppo delle aree urbane densamente popolate in molti paesi europei.”

Tim de Chant di Square Mile, un sito web realizzato da persone che vivono e lavorano in città, ha espresso, invece, le sue perplessità a differenza di Mr. Ingenhoven: “Io non sono convinto che questo sia un modello di sviluppo da poter essere replicato facilmente. Si tratta pur sempre di una grande fioriera piena di un sacco di terra pesante, e balconi a sbalzo. E ‘stupefacente da guardare, ma è molto, molto costosa da fare…… E’ un bellissimo edificio, ma ho il sospetto che non avrà mai la resa auspicata; secondo gli architetti del paesaggio che ho consultato, non solo lo spazio nelle fioriere non è sufficiente per far crescere gli alberi, ma per i piani alti la vita è bella soltanto per il falco pellegrino”.

De chant sostiene che la vita degli alberi cittadini è già difficile a terra, figuriamoci a 500 mt di altezza in balia del vento, del caldo, del freddo, condizioni che diventano difficili da sopportare.

Il bosco verticale a Milano

“Questo bosco verticale è a Milano, non a Minneapolis. Il clima è tra i migliori e gli alberi sopravvivono anche nei climi di gran lunga peggiori di quello milanese e spesso anche in poco terreno. Gli esperti botanici avranno certamente scelto delle varietà resistenti e gli addetti alla manutenzione sapranno come farli prosperare. Ma calcolando vincoli e  costi, mi chiedo- continua De Chant – se sia giusto o meno chiamare questo “un progetto che apre la strada agli highrises verdi” e ancor di più se possa essere considerato un prototipo per le città di domani, ma ovviamente spero di sbagliarmi”.

I Pro di queste strutture superano di gran lunga i contro e quindi restiamo con la convinzione che il verde non sta male da nessuna parte, soprattutto fra il cemento della città.

Tutto è migliorabile, l’importante è fare il primo passo e averlo fatto in Italia è una grande soddisfazione.

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