Home C'era una volta John Handy, un sax di sapiente espressività

John Handy, un sax di sapiente espressività

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Il 3 febbraio 1933, a Dallas, in Texas, nasce il sassofonista John Handy, registrato all’anagrafe con il nome di Richard Handy III.

Meglio la boxe, anzi no

Nel 1946 imparato da autodidatta a suonare il clarinetto, ma l’anno seguente decide di lasciare la musica per la boxe. Tre anni dopo, nel 1949, cambia idea e torna definitivamente alla musica studiando sassofono contralto e teoria e suonando, con musicisti di San Francisco, principalmente il sassofono tenore. Nel 1958 si trasferisce a New York e alla fine di quell’anno entrato nel gruppo di Charles Mingus, con cui incide vari dischi fino al 1959. Suona poi col pianista Randy Weston. Nel 1961 se ne va in Europa, in particolare in Scandinavia, dove suona per la radio e in concerti pubblici. Tornato negli Stati Uniti, suona con il pianista John Mehegan e come solista jazz in lavori sinfonici.

Un vigoroso senso delle proprie radici culturali

Nel 1964 è ospite nel gruppo di Mingus accolto al festival di Monterey da un clamoroso successo. Forma poi un gruppo con il batterista Terry Clarke e il bassista e pianista Don Thompson, completato da Michael White al violino e da Freddie Redd al piano. Il gruppo incide alcuni dischi. Successivamente Handy divide la sua attività tra contesti propriamente jazzistici e partecipazioni a composizioni diverse. Nel 1971, per esempio, iniziato a dare concerti con il virtuoso indiano di Sarod Ali Akbar Khan e con i percussionisti Shankar Ghosh e Zakir Hussein. Dopo la morte di Mingus partecipa ad alcune esibizioni della Mingus Dinasty con Jimmy Knepper, Dannie Richmond, Ted Curson e altri. In tutta la sua carriera Handy mostra, soprattutto al sassofono contralto, una sapiente espressività e un vigoroso senso delle proprie radici culturali confermandosi un artista originale, irruente e ricco di intuizioni.

 

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Gianni Lucini
Scrivere è il mio principale mestiere, comunicare una specializzazione acquisita sul campo. Oltre che per comunicare scrivo anche per il teatro (tanto), il cinema e la TV. È difficile raccontare un'esperienza lunga una vita. Negli anni Settanta ho vissuto la mia prima solida esperienza giornalistica nel settimanale torinese "Nuovasocietà" e alla fine di quel decennio mi sono fatto le ossa nella difficile arte di addetto stampa in un campo complesso come quello degli eventi speciali e dei tour musicali. Ho collaborato con un'infinità di riviste, alcune le ho anche dirette e altre le dirigo ancora. Ho organizzato Uffici Stampa per eventi, manifestazioni e campagne. Ho formato decine di persone oggi impegnate con successo nel settore del giornalismo e della comunicazione. Ho scritto e sceneggiato spot e videogiochi. Come responsabile di campagne di immagine e di comunicazione ho operato anche al di fuori dei confini nazionali arrivando fino in Asia e in America Latina. Dal 1999 al 2007 mi sono occupato di storia e critica musicale sul quotidiano "Liberazione".