Home C'era una volta John Carter e la musica in forma libera

John Carter e la musica in forma libera

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Il 24 settembre 1929 a Fort Worth, in Texas nasce il clarinettista John Carter, registrato all’anagrafe con il nome di John Wallace Carter.

L’incontro con Coleman

Carter inizia a studiare il clarinetto e il sax alto in giovane età e ottiene i primi ingaggi professionali in piccole orchestre da ballo a Fort Worth e a Dallas. Conosce così Ornette Coleman, anch’egli di Fort Worth. Profondamente influenzato da Charlie Parker e poi da Lester Young ha occasione di suonare anche con il batterista Charles Moffett, pur mantenendo un rapporto privilegiato con Coleman. Nel 1960 si trasferisce a Los Angeles, dove suona con musicisti quali Carmell Jones, Henry Franklin, Bruz Freeman, Hampton Hawes, Harold Land, Phineas Newborn e altri. Nel 1965 a New York incontra il trombettista Bobby Bradford con il quale fonda il New Art Jazz Ensemble, con il batterista Bruz Freeman e il contrabbassista Tom Williamson. Il nome del gruppo in qualche disco viene mutato in John Carter-Bobby Bradford Ensemble. Nel 1965 Carter, in veste di direttore, nell’ambito dell’unica edizione del Los Angeles Jazz Festival, dirige la Festival Orchestra che esegue alcune composizioni di Ornette Coleman che poi diverranno parte di uno dei capolavori colemaniani, Skies of America.

La musica nella visione di Carter

Nel 1973 Carter forma un proprio gruppo e inizia ad avvicinarsi ad altri esponenti delle nuove leve di improvvisatori afroamericani, che guardano a lui come a una sorta di padre spirituale. Suona con James Newton, Vinny Golia, Tim Berne e Phillip Wilson.

Il lavoro di Carter parte da coordinate opposte a quelle da cui prende le mosse lo sviluppo dell’improvvisazione coltraniana che sembra puntare a una libertà totale con un coinvolgimento anche fisico dell’esecutore. Egli, affiancandosi alla ricerca colemaniana, studia le possibilità di nuove utilizzazioni strutturali del materiale musicale. La “musica in forma libera” di Carter parte da una preparazione prettamente tradizionale. Lui stesso dice: «Mi sforzo di far capire ai giovani musicisti che, prima di ogni cosa, bisogna avere studiato a fondo la musica basata sugli accordi, perchè tutta la musica parte; da essi… Ogni nuova possibilità nasce da una sicura conoscenza della musica a struttura armonica…» All’interno di una struttura attentamente studiata, il materiale utilizzato da Carter sa autoregolamentarsi, sembra vivere di vita propria, sembra godere di una particolare autonomia strutturale che mai scade nella monotonia. Muore il 31 marzo 1991.

 

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Gianni Lucini
Scrivere è il mio principale mestiere, comunicare una specializzazione acquisita sul campo. Oltre che per comunicare scrivo anche per il teatro (tanto), il cinema e la TV. È difficile raccontare un'esperienza lunga una vita. Negli anni Settanta ho vissuto la mia prima solida esperienza giornalistica nel settimanale torinese "Nuovasocietà" e alla fine di quel decennio mi sono fatto le ossa nella difficile arte di addetto stampa in un campo complesso come quello degli eventi speciali e dei tour musicali. Ho collaborato con un'infinità di riviste, alcune le ho anche dirette e altre le dirigo ancora. Ho organizzato Uffici Stampa per eventi, manifestazioni e campagne. Ho formato decine di persone oggi impegnate con successo nel settore del giornalismo e della comunicazione. Ho scritto e sceneggiato spot e videogiochi. Come responsabile di campagne di immagine e di comunicazione ho operato anche al di fuori dei confini nazionali arrivando fino in Asia e in America Latina. Dal 1999 al 2007 mi sono occupato di storia e critica musicale sul quotidiano "Liberazione".