Il 4 novembre 1963 a S. Monica, in California muore a soli trentaquattro anni il trombettista Joe Gordon.
Un successo clamoroso
Nato a Boston, nel Massachusetts, il 15 maggio 1928 e registrato all’anagrafe con il nome di Joseph Henry Gordon non ha avuto una vita semplice. Per poter sopravvivere lavora come uomo-sandwich per le strade di Boston oppure vende giornali nei club della sua città mentre studia la tromba sotto la guida di Fred Berman nel New England Conservatory. Nel 1946 inizia a trovare qualche scrittura e nel 1947 ha già una propria formazione che si esibisce al Savoy. Più tardi suona con Sabby Lewis e con George Auld. Apprezzato soprattutto dai musicisti bop, Joe viene ingaggiato da alcuni tra i maggiori leaders dell’epoca, da Charlie Parker a Charlie Mariano, da Lionel Hampton ad Art Blakey, da Jimmy Tyler a Don Redman che lo utilizzano sia in sezione, sia come solista. Nel 1956 Dizzy Gillespie lo ingaggia per una sezione trombe che comprende, oltre al leader e a Joe, Emmett Berry, Carl Warwick e Quincy Jones. Il successo è clamoroso.
Una sigaretta accesa
Dopo Gillespie, Joe suona con l’orchestra del trombettista Herb Pomeroy con il quale rimane fino al 1958, quando decide di spostarsi a Los Angeles. Anche sulla costa occidentale Gordon non ha difficoltà a trovare scritture. Suona con Harold Land, Dexter Gordon, Benny Carter, Barney Kessel, Shelly Manne esibendosi anche periodicamente al Lighthouse di Howard Rumsey. Nel 1960, lasciato Manne, Joe viene scritturato da Thelonious Monk per il famoso Quartet Plus Two che si deve esibire al Blackhawk. La formazione è eccellente, essendo completata da Charlie Rouse, John Ore, Billy Higgins e Harold Land e la registrazione della serata è stupefacente: i sei brani pubblicati nel disco Riverside che ricorda quella esibizione confermano che Gordon non ha avuto difficoltà a inserirsi con autorità nella musica di un quartetto che aveva già un grande affiatamento e una maniera di interpretare il jazz del tutto particolare. Purtroppo la sua vita è agli sgoccioli. Il 4 novembre muore per le ustioni riportate nell’incendio del suo letto: probabilmente si è addormentato con la sigaretta accesa.