Home C'era una volta Joe Cocker al vertice si vendica della Decca

Joe Cocker al vertice si vendica della Decca

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Nonostante tutti pensino a Woodstock, la svolta vera nella carriera di Joe Cocker è dell’anno prima e porta la data del 6 novembre 1968. In quel giorno, per la prima volta arriva al vertice della classifica dei dischi più venduti in Gran Bretagna con With a little help from my friends la sua versione di un famoso brano dei Beatles.

Una rivincita sui detrattori

Il ventiquattrenne operaio di Sheffield si prende una rivincita sulla scarsa lungimiranza della Decca che non aveva creduto in lui e i suoi molti detrattori, convinti che il ragazzo fosse più bravo a scolar bottiglie che a cantare. Due elementi ne aiutano l’exploit. Il primo è l’aria differente che si respira sulla scena rock britannica ormai decisamente orientata verso un blues “pesante” e “psichedelico”, dopo la sbornia delle allegre ballate rockeggianti. L’altro si chiama Chris Stainton, un eclettico musicista e arrangiatore che è riuscito a ricostruire il morale del buon Joe, la cui natura operaia era stata ferita a morte quando la Decca l’aveva licenziato. Che la strada fosse quella giusta lo si era capito qualche mese prima quando il singolo Marjorine, il primo per la Cube, la sua nuova casa discografica aveva fatto una breve e timida apparizione nelle ultime posizioni delle classifiche di vendita.

Una vocalità antagonista dei generi alla moda

Con With a little help from my friends inizia la lunga avventura di Cocker sulla scena rock internazionale. La sua vocalità è dichiaratamente antagonista dei generi alla moda. Lui stesso dichiarerà successivamente di essere stato «attratto dal blues perché mi sembrava fosse una musica onesta, incontaminata, la cui purezza contrastava enormemente con il pop inglese allora in voga». Considerato uno dei migliori interpreti bianchi di blues del mondo, pur non avendo un’estensione eccezionale, dispone di un timbro vocale che sembra forgiato appositamente per questo genere musicale. Poco incline a modulare sui salti d’ottava, spinge spesso le corde vocali al limite delle loro possibilità, badando bene di non scivolare nel falsetto, dando così corpo e anima al classico “ruggito” che gli è valso il titolo di “Leone di Sheffield”. Da Ray Charles apprende la capacità di mescolare l’atmosfera del blues con melodie di facile presa, trasfigurandole come accade nella sua versione di With a little help from my friends cui danno nerbo i ruggiti ispirati alle urla roche degli shouters del Delta del Mississippi.

 

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Gianni Lucini
Scrivere è il mio principale mestiere, comunicare una specializzazione acquisita sul campo. Oltre che per comunicare scrivo anche per il teatro (tanto), il cinema e la TV. È difficile raccontare un'esperienza lunga una vita. Negli anni Settanta ho vissuto la mia prima solida esperienza giornalistica nel settimanale torinese "Nuovasocietà" e alla fine di quel decennio mi sono fatto le ossa nella difficile arte di addetto stampa in un campo complesso come quello degli eventi speciali e dei tour musicali. Ho collaborato con un'infinità di riviste, alcune le ho anche dirette e altre le dirigo ancora. Ho organizzato Uffici Stampa per eventi, manifestazioni e campagne. Ho formato decine di persone oggi impegnate con successo nel settore del giornalismo e della comunicazione. Ho scritto e sceneggiato spot e videogiochi. Come responsabile di campagne di immagine e di comunicazione ho operato anche al di fuori dei confini nazionali arrivando fino in Asia e in America Latina. Dal 1999 al 2007 mi sono occupato di storia e critica musicale sul quotidiano "Liberazione".