Home C'era una volta Jimmy Knepper, il trombonista più originale degli anni Cinquanta

Jimmy Knepper, il trombonista più originale degli anni Cinquanta

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Il 22 novembre 1927 a Los Angeles, in California, nasce il trombonista Jimmy Klepper, registrato all’anagrafe con il nome di James M. Knepper.

Gli inizi al corno

Inizia lo studio del corno contralto a cinque anni, passando quattro anni dopo al trombone. Alla fine degli anni Quaranta entra nel mondo del jazz suonando in molte delle big band del periodo come quelle di Charlie Barnet, Charlie Spivak; Woody Herman, Ralph Marterie, Claude Thornhill, Stan Kenton e Gene Roland nonché nei gruppi di Ray Bauduc, Gene Roland, Art Pepper e Charlie Parker. La svolta nella sua carriera avviene però all’inizio del 1957, quando entra nel gruppo di Charles Mingus. Col contrabbassista resta fino a tutto il 1961, lasciando un segno in moltissimi dischi mingusiani del periodo. Oltre alla collaborazione con Mingus, in quel periodo suona con Tony Scott, nel 1958 e partecipa a una serie di concerti in Africa con Herbie Mann nel 1960. Nel 1960 incide per la prima volta con l’orchestra di Gil Evans e nel 1961 è nell’orchestra che accompagna Miles Davis alla Carnegie Hall.

Il più originale

Dal 1967 partecipa a molti progetti orchestrali di Carla Bley e della Jazz Composer’s Orchestra. Nel 1975 inizia a suonare nel Lee Konitz Nonet. Nel 1979, alla morte di Mingus, diventa l’elemento centrale del gruppo Mingus Dynasty costituitosi per celebrare la musica del contrabbassista. Knepper è stato definito dalla critica “il trombonista più originale che gli anni Cinquanta abbiano espresso”. Il suo merito sarebbe stato quello di recuperare, in un momento in cui l’abilità tecnica sembrava superare ogni cosa, la cantabilità e la logica interna degli assoli di trombone, sostenuti da un grande senso del blues e della tradizione. Muore il 14 giugno 2003 a Triadelphia, nel West Virginia

 

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Gianni Lucini
Scrivere è il mio principale mestiere, comunicare una specializzazione acquisita sul campo. Oltre che per comunicare scrivo anche per il teatro (tanto), il cinema e la TV. È difficile raccontare un'esperienza lunga una vita. Negli anni Settanta ho vissuto la mia prima solida esperienza giornalistica nel settimanale torinese "Nuovasocietà" e alla fine di quel decennio mi sono fatto le ossa nella difficile arte di addetto stampa in un campo complesso come quello degli eventi speciali e dei tour musicali. Ho collaborato con un'infinità di riviste, alcune le ho anche dirette e altre le dirigo ancora. Ho organizzato Uffici Stampa per eventi, manifestazioni e campagne. Ho formato decine di persone oggi impegnate con successo nel settore del giornalismo e della comunicazione. Ho scritto e sceneggiato spot e videogiochi. Come responsabile di campagne di immagine e di comunicazione ho operato anche al di fuori dei confini nazionali arrivando fino in Asia e in America Latina. Dal 1999 al 2007 mi sono occupato di storia e critica musicale sul quotidiano "Liberazione".