Home Eco Culture Jean de Bloch, il profeta inascoltato della Grande Guerra

Jean de Bloch, il profeta inascoltato della Grande Guerra

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L'industriale russo Jean de Bloch in un disegno d'epoca

Se è noto che dopo il conflitto franco-prussiano del 1870 l’Europa riuscì a godere di un lungo periodo di pace sul continente, è altrettanto vero che in questi anni il progresso tecnologico ed economico fece passi talmente enormi da plasmare il mito della Belle Epoque. Nulla sembrava turbare il clima di crescente ricchezza e prosperità eppure, sotto la cenere, covavano vecchi rancori e antiche ferite. In particolare, le evoluzioni degli armamenti e lo sviluppo delle ferrovie e dei mezzi di trasporti creavano le condizioni per un “salto di qualità” in un eventuale conflitto. Ed è quello che denunciava, rimanendo ignorato, Jean De Bloch (1836-1902).

De Bloch e il suo La guerra futura

Jean de Bloch nacque a Radom, in Polonia, e si trasferì giovanissimo a San Pietroburgo rimanendovi fino al 1864. Soprattutto dopo la definitiva sconfitta russa in Crimea nel 1856, prese parte al processo di industrializzazione e modernizzazione che attraversò l’Impero dello Zar Alessandro II trovandosi impegnato nella costruzione di linee ferroviarie, in particolare della San Pietroburgo-Varsavia e acquisendo notevoli conoscenze nel settore. Fu la guerra russo-turca del 1877-1878 a stimolare il suo interesse per gli affari militari e a intraprendere una nuova carriera come pubblicista scientifico. Durante il conflitto, Bloch era stato responsabile del trasporto ferroviario e aveva organizzato la logistica e le infrastrutture per il trasporto delle truppe russe. Nelle sue relazioni tecniche vi erano delle importanti considerazioni di carattere economico e politico e si iniziavano a scorgere le prime valutazioni sul cambiamento del modo di combattere. In particolare, Bloch sottolineava come il potere della difesa andava assumendo un ruolo fondamentale grazie al miglioramento degli armamenti e delle linee di comunicazioni e rifornimento per cui la vittoria finale non sarebbe stata possibile se non con grandi perdite. Condensò tutte le sue riflessioni nei sei libri di La guerra futura (1898). Lo studio di Bloch è una trattazione metodologicamente asciutta ed esemplare di ricerca sociale completa di illustrazioni, tavole e mappe.

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La copertina dell’edizione inglese di “La guerra futura” di Jean de Bloch

La tesi centrale del libro prevedeva che il moderno conflitto avrebbe causato gravi perdite umane ed economiche e indicibili sofferenze nella popolazione civile in relazione all’evoluzione tecnologica, alle conquiste della modernità e al progresso degli armamenti. Nelle pagine del libro, Bloch delinea un eventuale conflitto come una lunga guerra di trincea che avrebbe visto vittoriose le nazioni con la maggiore capacità di resistere alle perdite e alle privazioni. Così scrive Bloch: “All’inizio ci sarà una carneficina, una carneficina crescente fino a dimensioni così terribili da rendere impossibile alle truppe di spingere la battaglia verso una conclusione decisiva e risolutiva. Così invece di una guerra combattuta a oltranza in una serie di battaglie decisive si avrà un lungo periodo di sforzi sempre maggiori che logoreranno le risorse dei combattenti”. Da questo punto di vista, nelle sue oltre tremila pagine, Bloch prevedeva una guerra di apparati industriali prima ancora che di eserciti. Le forze armate europee avrebbero dovuto affrontare battaglie di logoramento sia di uomini che di materiale con un enorme impiego di risorse economiche e finanziarie. Bloch prevedeva anche che la stessa popolazione civile sarebbe stata pesantemente coinvolta nella guerra e che i soldati sarebbero tornati a casa demoralizzati dalle enormi perdite e dalle sanguinose battaglie. In conclusione, profetizzava Bloch, le conseguenze politiche interne sarebbero state inevitabili e la guerra avrebbe creato le condizioni più favorevoli per il sorgere di movimenti sovversivi e rivoluzionari: “La guerra futura non avrà risolto neppure le divisioni e le tensioni tra le nazioni europee né avrà liberato l’Europa dalle questioni che la tormentano e che saranno state causa della guerra stessa. Una cosa è certa: una futura guerra europea sconvolgerà tutto il continente”. Fu il primo a sviluppare un concetto sistematico della pace come meccanismo per impedire inutili carneficine e per fermare imprevedibili sovvertimenti politici e sociali. Bloch morì nel gennaio del 1902 e, come sappiamo, la sua opera venne tragicamente ignorata.