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Jama Pediatrics, nuovi dati sulla mortalità infantile

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mortalità infantile

Sette milioni e settecento mila tra bambini e adolescenti sono morti nel 2013: questo il risultato di una ricerca sulla mortalità infantile pubblicata su Jama Pediatrics. Il dato terribile è la conferma che moltissime di queste morti si sarebbero potute evitare….. come?

Mortalità infantile, dati allarmanti

E’ questa la triste valutazione apparsa su JAMA Pediatria che coinvolge 188 paesi, in base ai risultati della relazione del 2013 sul carico globale delle malattie: un gruppo di oltre 1.000 ricercatori ha effettuato la crittografia della mortalità e morbilità nel mondo. Oltre l’80% di queste morti si verificano tra i più piccini (6,3 milioni di bambini sotto i 5 anni), mentre il 60% degli adolescenti che muore aveva delle disabilità.

Le infezioni respiratorie, la malaria e la diarrea sono tra le cause maggiori di mortalità nei bambini sotto i 10 anni (con, rispettivamente, 942 000, 622 000 e 558 000 morti), in particolare nei paesi dell’Africa sub-sahariana. Le cause di morte più importanti, nei paesi ricchi, per i più piccini, sono la prematurità e le anomalie congenite, dai 5 ai 9 anni gli incidenti stradali o l’ annegamento. Gli adolescenti (10-19 anni), muoiono soprattutto da incidenti stradali, AIDS, autolesionismo, annegamento e infezioni intestinali.

La mortalità infantile e le disuguaglianze

Gli autori dello studio spiegano chiaramente che esistono enormi diseguaglianze: il tasso di mortalità per 1000 bambini sotto i 5 anni a Singapore in Guinea-Bissau, e cinque paesi (India, Repubblica Democratica del Congo, Pakistan, Nigeria e Etiopia) rappresenta la metà di tutte le morti per diarrea. Se sono stati compiuti progressi a livello globale, “solo il 27 per cento dei 138 paesi in via di sviluppo hanno raggiunto il quarto Obiettivo di Sviluppo del Millennio, che era la riduzione dei due terzi della mortalità infantile tra il 1990 e il 2015”, affermano gli studiosi.

La cosa mortificante è che molte di queste morti erano cause prevenibili. In una parte dell’articolo gli autori insistono sul fatto che “In molti paesi, malattie prevenibili mediante immunizzazione, come il morbillo e la pertosse, fanno ancora parte delle 10 principali cause di morte.” E che dire di diarrea e altre infezioni intestinali, che sono in gran parte prevenibili attraverso il miglioramento delle più semplici misure di igiene (lavarsi le mani, servizi igienico-sanitari, riciclo delle acque reflue …) o l’AIDS, contro il quale molti paesi, incredibilmente, non hanno ancora accesso ai farmaci antiretrovirali. L’anemia associata a carenza di ferro, causa principale di anni di vite passate con disabilità, potrebbe essere ridotta drasticamente con la lotta contro la malnutrizione.

Mortalità infantile: misure semplici, ma “vitali”

Il numero degli eventi che interessano i più anziani potrebbe anche essere ampiamente ridotto, a volte a costo di misure semplici, non necessariamente costose. Così, gli incidenti stradali, per i quali non sono state effettuate politiche efficaci per la sicurezza stradale in rapporto all’aumento del traffico. “Limitare l’accesso ai prodotti correnti letali ha dimostrato la sua efficacia”, come spiegano gli autori, citando Sri Lanka o la Corea del Sud, dove il divieto di commercio dei pesticidi tossici ha ridotto i tassi di suicidio.

Per quanto riguarda  l’annegamento, sarebbero solo necessarie barriere e un attento monitoraggio. Nei paesi in via di sviluppo, i giovani annegano durante attività “non ricreative”, nei fiumi, nelle sorgenti scarsamente protette o nelle aree in cui non esistono dei servizi di emergenza. I giovani dei paesi ricchi invece, rischiano l’affogamento solo perchè mancano di indossare giubbotti di salvataggio o perchè abusano di alcol.