Cresce l’allarme per la quantità di pesticidi presente nelle acque dei fiumi e dei laghi italiani. A dirlo l’Ispra (Istituto superiore per la protezione e ricerca ambientale), presentando i dati raccolti nel Rapporto Nazionale Pesticidi nelle Acque che contiene i dati relativi al biennio 2013-2014.
Ispra, allarme pesticidi nelle acque italiane
Il 64% delle acque dei fiumi e dei laghi italiani è inquinato da pesticidi. La notizia arriva come una bomba e invita a riflettere sulla stato dell’agricoltura e sulle conseguenze che il costante avvelenamento delle acque potrà avere sulla salute delle persone.
Nella raccolta dei dati salta subito all’occhio quanto peso abbiano ed abbiano avuto gli erbicidi (in particolare Glifosato) su questo allarmante stato di cose. Le ultime notizie riguardo la regolamentazione dell’uso di tali sostanze risalgono allo scorso mese di aprile e riferiscono della concessione di una proroga per l’utilizzo del Glifosato: ancora 7 anni, anziché 15, sono stati infatti concessi dall’Unione Europea alla Monsanto per il solo uso professionale. Tale decisione, ratificata a Strasburgo, lascia completamente inascoltata la volontà della stragrande maggioranza dei cittadini europei, che si dichiarano contro questa pratica ormai diffusissima in tutto il mondo.
In cima alla lista la pianura padano-veneta e la condizione delle falde acquifere sotterranee
I dati raccolti dall’Ispra parlano di acque superficiali (fiumi, laghi, torrenti) che “ospitano” pesticidi nel 63,9% dei 1.284 punti di monitoraggio (nel 2012 era 56,9%); quelle sotterranee nel 31,7% dei 2.463 punti (31% nel 2012).
La contaminazione risulta più grave nella pianura padano-veneta: nelle cinque regioni dell’area, infatti, si concentra poco meno del 60% dei punti di monitoraggio dell’intera rete nazionale. In alcune regioni inoltre, la contaminazione è molto più alta rispetto al dato nazionale, superando a volte anche il 70% nelle acque superficiali in Veneto, Lombardia, Emilia Romagna (90% in Toscana e del 95% in Umbria)
La situazione risulta essere compromessa anche nelle acque sotterranee, dove la diffusione della contaminazione è particolarmente elevata in Lombardia – 50% dei punti, in Friuli – 68,6%, in Sicilia – 76%.
Nelle acque sotterranee sono state trovate miscele di sostanze inquinanti, fino a 48 in un singolo campione, quindi con una tossicità più alta rispetto a quella dei singoli componenti. Per riassumere: le acque superficiali (274 punti di monitoraggio) hanno concentrazioni superiori ai limiti di qualità ambientali mentre quelle sotterranee 170 punti (6,9% del totale) hanno concentrazioni superiori ai limiti di qualità ambientale.
In sostanza la percentuale di pesticidi nelle acque cresce di un +20% in quelle superficiali e di un +10% in quelle sotterranee.
Ciliegina sulla torta, l’analisi dei dati di monitoraggio non evidenzia alcuna diminuzione della contaminazione e anzi, spiega l’Ispra, l’aumento di punti contaminati “si spiega in parte col fatto che in vaste aree del centro-sud, con ritardo, emerge una contaminazione prima non rilevata”.
Unico dato confortante resta una maggiore efficacia delle indagini condotte dall’Ispra