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Intesa Stato/Regioni, in Italia ancora inceneritori

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Il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti annuncia,  al termine della Conferenza Stato-Regioni, che è stata siglata un’intesa in tema di inceneritori regionali.

Intesa Stato/Regioni, in Italia ancora inceneritori

“Abbiamo raggiunto un buon risultato” – queste le parole che il ministro dell’Ambiente Gianluca Galletti ha usato per annunciare l’accordo tra Stato e Regioni in tema di smaltimento dei rifiuti:”… abbiamo avuto tutti pareri favorevoli, tranne due regioni, la Lombardia e la Campania, che hanno espresso parere negativo. Non era un passaggio facile. L’applicazione dell’articolo 35 dello Sblocca Italia rompe di fatto il principio dell’autosufficienza, dello smaltimento dei rifiuti a livello regionale e si crea una rete di smaltimento dei rifiuti a livello nazionale. Questo ci aiuta molto ad impostare un lavoro serio per lo smaltimento dei rifiuti e ci serve anche per contrastare le infrazioni comunitarie a cui l’Italia è sottoposta in questo momento”.

“Il piano prevede un aggiornamento annuale che tenga conto, oltre ad altre cose, anche dei piani di smaltimento regionali”, ha aggiunto Galletti. “E’ chiaro, e lo voglio dire con molta previsione, che questo piano parte dal presupposto che tutte le regioni arrivino al raggiungimento degli obiettivi fissati dall’Europa, quindi che tutte le regioni arrivino al 65% di raccolta differenziata e che tutte colgano gli obiettivi di produzione dei rifiuti del 10%; fatto questo conteggio – ha concluso – si individua ancora la necessità, del Paese in questo caso, di incenerimento, che equivale a 8 termovalorizzatori”.

Gli ambientalisti sul piede di guerra

Il ministro Galletti esulta per il risultato raggiunto ma di fatto chiude gli occhi su una situazione che richiederebbe  ben altri interventi. Ci si illude che la strada per risolvere il problema dei rifiuti in Italia passi dalla regolazione e dalla costruzione di nuovi termovalorizzatori e si chiudono invece gli occhi su ogni altro punto di vista: la scelta di alternative verdi, di cui il governo continua (ma solo a parole) a vantarsi, resta come sempre nelle intenzioni. Con queste prospettive l’Italia imbocca una strada decisamente contromano puntando sul petrolio, sulle trivellazioni e sui termovalorizzatori, continua a proteggere le lobbies e si allontana dalla visione europea e del mondo civile, che suggerisce esattamente il contrario.

Leggendo tra le righe si scopre infatti che l’unica consistente novità rispetto alla versione di agosto 2015 è l’eliminazione dei 3 nuovi inceneritori previsti al Nord (in Piemonte, Veneto, Liguria). Per il resto tutto uguale, a partire dalla principale argomentazione del provvedimento: puntare sull’incenerimento quando l’andamento della produzione di rifiuti solidi urbani è da anni in calo.

A partire da Zero Waste Italy, Fare Verde, Greenpeace, Legambiente e WWF Italia, tutti concordi nella critica al decreto: cambia leggermente la forma ma conferma gli stessi “assunti erronei pro-inceneritori di quello precedente”.

L’accordo conferma infatti la realizzazione di 8 nuovi inceneritori strategici e l’ampliamento di un paio di impianti in Puglia e Sardegna, senza, sottolineano le associazioni ambientaliste, avere nessuna connessione logica con gli scenari incrementali previsti dal nuovo Pacchetto europeo sull’Economia circolare né con il Collegato ambientale alla Legge di Stabilità 2014.

In una lettera indirizzata al ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti, gli ambientalisti ed altri comitati, scrivono “Pur riducendo gli inceneritori strategici da 12 a 9 , l’accordo conferma gli assunti erronei pro-inceneritori di quello precedente, a partire da quello principale e più marcatamente sbagliato: pretrattamento dei rifiuti urbani residui = incenerimento.