E’ stata pubblicata sulla rivista Science la scoperta di un fossile parziale di mandibola di ominide che risale a circa 2,8 milioni di anni or sono, nei pressi del sito archeologico Ledi-Geraru (nella regione di Afar, in Etiopia). La mandibola dell’ominide, ritrovata già nel 2013, dimostra quindi che il primo uomo visse mezzo milione di anni prima di quanto creduto fino ad ora.
Il fossile di mandibola di Ledi-Geraru è il più antico del genere Homo
Tutto ha inizio il 29 gennaio del 2013, più precisamente nella regione di Lee Adoyta, all’interno del sito archeologico Ledi-Geraru, nell’ Etiopia orientale. Il ricercatore Chalachew Seyoum, riporta alla luce un pezzetto di mandibola sinistra dotata di sei denti, un canino, due premolari e tre molari, alcuni dei quali parzialmente incompleti. Al ritrovamento viene dato un nome in codice “LD 350-1”, ma presto, all’ Università del Nevada, Brian Villmoare e i suoi colleghi, deputati ad analizzare il fossile, si accorgono che la mandibola ha alcune caratteristiche dell’ Australopithecus, tipiche del genere Homo.
Gli autori di questo lavoro sostengono che “questo risultato avrà forti ripercussioni sulle conoscenze riguardanti il luogo e la datazione delle origini umane”, soprattutto perchè questa regione dell’Africa orientale è piuttosto povera di testimonianze fossili risalenti a 2 – 3 milioni di anni fa.
“E ‘davvero una scoperta importante”, ha dichiarato Yves Coppens , paleoantropologo, professore onorario al Collège de France, nonché co-scopritore di Lucy, una specie estinta di ominide del genere Australopithecus, vissuto in Africa proprio nella regione di Afar in Etiopia e ritrovato nella prima metà degli anni settanta.
Coppens racconta quanto i suoi insegnanti gli hanno sempre detto e cioè che “si avanza nelle scoperte proprio quando si riformula una datazione” – “Io ho sempre pensato, ma era solo un’intuizione, che il genere Homo nacque circa 3 milioni di anni fa. Questa intuizione è un po’ più avvalorata dalla scoperta della mandibola. ”
Dalla mandibola si possono capire molte cose, persino il tipo di dieta
Sappiamo da molti studi che l’esame della morfologia dei denti permette la scoperta diretta del genere. Ed è anche noto che la forma, la composizione dei denti e le radici, nonché lo smalto, variano a seconda della dieta seguita. “I denti di Lucy, per esempio, sono certamente quelli di un vegetariano, dice Yves Coppens. Lo studio dei denti è particolarmente affidabile: di alcuni uomini di Neanderthal, siamo stati anche in grado di determinare se avessero mangiato del bisonte o delle renne! Gli oggetti hanno una memoria straordinaria quando si sa come leggerli”.
La datazione è stata effettuata con tecniche avanzate e una infinità di precauzioni. “LD 350-1” è stato trovato in un sito sedimentario, così è stata studiata la sua struttura geologica, impiegando varie tecniche, compreso il magnetismo. Sappiamo che la Terra ha più o meno regolarmente inversioni del campo magnetico, da nord a sud e viceversa. Questi cambiamenti hanno lasciato, nel corso dei secoli, delle tracce che oggi siamo in grado di leggere, in modo da avere un’idea di datazione.
Guillaume Dupont-Nivet, ricercatore presso il campus Geosciences Beaulieu a Rennes, uno dei firmatari di questo studio specifica che “In realtà, questo non è la sola tecnica disponibile per datare reperti archeologici: i cicli solari ad esempio, la cui durata è nota, oppure la quantità di luce solare ricevuta dalla Terra in termini di posizione incrociate con dati astronomici… il terreno sedimentario dei siti contiengono tracce molto precise per effettuare una datazione…”
L’ominide”LD 350-1″ visse in un paradiso terrestre
Lo studio dell’ambiente dove è stato scoperto il fossile “LD 350-1” ha potuto attingere a molte informazioni riguardanti la flora, la fauna e anche il clima del luogo in cui l’ominide visse. E’ stato scoperto infatti che il paesaggio era molto somigliante ad una savana con foreste rigogliose ed una fitta vegetazione intorno ai fiumi. C’era anche un lago e molti animali, tra cui ippopotami, coccodrilli, giraffe e cavalli.
Il clima poi cambiò e divenne più arido, causando conseguenti cambiamenti nella fauna e nella flora. “Abbiamo il forte sospetto che questo cambiamento climatico avvenne proprio tre milioni di anni fa”, dice ancora Yves Coppens. ” E fu proprio in quel momento che apparve il genere Equus, il cavallo. Questo cambiamento può aver favorito la necessità dell’Homo di iniziare a mangiare carne. “