Il ministro dello Sviluppo economico, Federica Guidi, ha firmato il decreto che avvia la cessione dei complessi aziendali del gruppo Ilva di Taranto.
Ilva di Taranto, firmata cessione
La conferma arriva da una nota di Via Veneto che spiega che sarà pubblicato, sulla stampa nazionale ed internazionale, un invito a manifestare interesse all’operazione.
L’obiettivo dell’esecutivo è trasferire gli impianti entro il 30 giugno 2016, come previsto da un decreto del 4 dicembre scorso che consente di affittare o vendere gli impianti della più importante azienda siderurgica italiana.
Sull’Ilva l’annuncio non ha spiazzato
L’annuncio di qualche giorno fa del ministro Federica Guidi non ha spiazzato: il Governo con il decreto di fine anno aveva evidenziato la volontà di accelerare sulla cessione dei rami d’azienda. E proprio il ministro Guidi, nella conferenza stampa di presentazione del decreto, dopo il consiglio dei ministri che lo aveva approvato, parlò del bando all’inizio del nuovo anno. I tempi sono stretti: l’esame delle manifestazioni di interesse si dovrebbe completare per la prima metà del 2016 così da procedere alla cessione nel corso della seconda metà dell’anno.
Ilva, il decreto dovrà essere approvato dalle Camere
Intanto c’è una scadenza immediata: il decreto dovrà essere approvato dalle Camere. L’11 gennaio si inizia la discussione in aula a Montecitorio. La Camera esaminerà il decreto contenente appunto le “Disposizioni urgenti per la cessione a terzi dei complessi aziendali del Gruppo Ilva“.
Non è la prima volta che il Governo prova a mettere sul mercato l’Ilva. La volta precedente, con un quadro più favorevole a quello attuale sul quale pesano ancora mesi e mesi di crisi di mercato internazionale, risposero all’appello soltamente la cordata composta da ArcelorMittal e Marcegaglia (quest’ultima in posizione minoritaria). Ma l’accordo non fu raggiunto (qualcuno ipotizzò piani di ridimensionamento del personale nel passaggio pubblico-privato per migliaia di posti di lavoro) e allora il Governo, con un decreto anche quello di fine anno 2014 inizio 2015, decise per l’amministrazione straordinaria.
Ilva, un quadro complicato
Il risanamento ideato dal Governo Renzi, in vista di un passaggio ai privati, sarebbe dovuto avvenire in un tempo più lungo, tre anni si disse. Nel 2015 invece il quadro si è ulteriormente complicato: il miliardo di euro dei Riva di cui si parla da anni è ancora fermo in Svizzera. L’Aia non è stata completata, le perdite non si sono fermate.
E adesso si prova un passaggio nuovo a una cordata, italiana o straniera, evitando lo spezzatino di fabbriche e produzioni. Poco probabile appare realisticamente che la scorporo degli asset possa essere bypassato. E che ci siano grandi gruppi interessati a rilanciare la produzione a Taranto in un contesto complessivamente così poco favorevole.