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Il suono della pace e il rombo dei bombardieri

Il 15 gennaio 1991 scade l’ennesimo ultimatum imposto dall’ONU su pressione degli Stati Uniti a Saddam Hussein perché ritiri le sue truppe dai territori del Kuwait occupati militarmente nel mese d’agosto del 1990.

Clamori di guerra

Sugli anni Novanta, presentati come l’inizio di un’era di pace dopo la fine della Guerra Fredda, si addensano cupi clamori di guerra, mentre In tutto il mondo i pacifisti sono mobilitati per scongiurare le minacce di un nuovo conflitto. Ormai la gigantesca macchina da guerra approntata dagli Stati Uniti e dai suoi alleati occidentali, Italia compresa, sembra pronta a partire. Per la prima volta le truppe statunitensi mettono piede nel Medio Oriente, un’area considerata strategicamente decisiva per le risorse energetiche, e in molti pensano che questa sia la vera ragione dell’intervento. Nessuno più è disposto a scommettere su una conclusione pacifica della vicenda, preceduta da una massiccia campagna d’immagine volta a convincere l’opinione pubblica di tutto il mondo occidentale della “ineluttabilità” della guerra. Molti artisti del rock e del pop internazionale si schierano con le “ragioni” dell’intervento.

Una piccola pattuglia non ci sta

Una piccola pattuglia di musicisti, però, non ci sta e decide di passare al contrattacco. Per iniziativa di Lenny Kravitz, uno dei più geniali personaggi della scena musicale statunitense, e di Sean Lennon, il figlio di John, alcuni artisti si ritrovano in studio di registrazione per realizzare una sorta di “manifesto musicale” contro la guerra. Il brano scelto è Give peace a chance di John Lennon. Il manipolo di “cospiratori per la pace”, come amano definirsi, è composto, oltre da Kravitz e Sean Lennon, da un gruppo ristretto in cui spiccano i nomi di Iggy Pop, Tom Petty, Randy Newman e Dave Stewart degli Eurythmics. Prendono contatto con varie emittenti e decidono di far coincidere la diffusione della canzone con la scadenza dell’ultimatum a Saddam Hussein. Accade così che nella notte del 15 gennaio, mentre si alzano in volo i primi aerei destinati a bombardare il territorio irakeno, migliaia di emittenti radio di tutto il mondo diffondono, quasi in contemporanea, il brano che chiede di «Dare una possibilità alla pace». Non fermano i bombardamenti ma marcano un dissenso. Visto il periodo e il clima non è poco.

 

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