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Il sogno di Davey Tough

Il 6 dicembre 1948 in una strada di Newark, nel New Jersey, il quarantenne batterista Dave “Davey” Tough cade rovinosamente. Nella caduta si frattura il cranio e tre giorni dopo muore senza aver ripreso conoscenza. Fino a poche settimane prima era ricoverato al New Jersey Veterans’ Hospital di Lyon e al momento dell’incidente era in cura ambulatoriale.

Uno dei migliori batteristi di tutti i tempi

Davey Tough viene poi seppellito a Oak Park, nell’Illinois, sua città natale. Anche se da tempo la sua malferma salute e l’abuso di alcool gli consentivano solo sporadiche apparizioni, al momento della morte è considerato uno dei migliori batteristi di tutti i tempi. Musicista di grande versatilità dotato di un ricco e per molti aspetti unico gioco strumentale attraversa per intero gran parte dell’evoluzione del jazz del primo Novecento: dal dixieland allo swing fino al progressive. Quando, giovanissimo, inizia a suonare ha come modello il grande batterista nero Warren “Bady” Dodds, ma ben presto inizia a evolvere il suo drumming.

Il sogno è quello di diventare uno scrittore

Ostinato sperimentatore diventa uno dei rari batteristi in grado di esibirsi in ogni stile, dal tradizionale al moderno. Da “Baby” Dodds impara la lezione di non trattare mai la batteria come uno strumento solista (rarissimi sono i suoi assoli), ma come un elemento propulsivo del gioco orchestrale in relazione ai diversi solisti. Tough non è soltanto un musicista, ma anche un raffinatissimo intellettuale che sogna di diventare uno scrittore di successo. Prima l’alcool e poi la morte gli impediscono, però di dare continuità al lavoro iniziato nel 1937 con una rubrica di breve durata sulla rivista Down Beat nella quale si fa notare per il suo stile ricco di notazioni acute e brillanti.

 

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