Che i ghiacci stiamo scomparendo non è una novità, ma lo scenario tracciato da alcuni validissimi studi inglesi si basa su dati certi: il Polo Nord si sta sciogliendo a ritmi vertiginosi, tanto da lasciare ben poco alla speranza che la catastrofe possa essere ancora lontana.
Il Polo Nord si scioglie. Il pericolo è vicinissimo
In una intervista rilasciata all’ Independent‘, il professor Peter Wadhams, capo del dipartimento Polar Ocean Physics Grup all’Università di Cambridge, racconta che il ghiaccio del Polo Nord potrebbe sparire entro l’anno, forse addirittura a partire dal settembre dell’anno in corso, per la prima volta in modalità esponenziale.
I dati sui quali si fondano le sue affermazioni, resi pubblici da Artic Sea Ice News & Analisys, mostrano la quantità di chilometri quadrati di ghiaccio disponibile (11,1) contro una media di 12,7 misurata nel corso gli ultimi 30 anni.
Il professor Wadhams è certissimo che il ghiaccio del Polo Nord subirà degli sconvolgimenti catastrofici, riducendo l’area ghiacciata disponibile a meno di un milione di chilometri quadrati a partire già dal settembre di quest’anno – ” Anche se il ghiaccio non dovesse sparire completamente, è probabile che quest’anno si stabilirà un altro record. E sono convinto che si tratti di un numero molro inferiore ai 3,4 milioni di chilometri quadrati (record attuale): potrebbe scendere a un milione e se non dovesse accadere quest’anno succederà il prossimo”.
Le conseguenze dello scioglimento dei ghiacci al Polo Nord
Ammesso che le previsioni dello scienziato siano veritiere, quali potrebbero essere le conseguenze? Difficile dirlo con certezza.
Il primo allarme riguarda il grado di salinità dell’acqua dei poli che, secondo molti climatologi tenderà a ridursi andando a destabilizzare il meccanismo della corrente del Golfo, spingendo quindi le zone continentali atlantiche verso una rapida glaciazione. Paradossalmente, in pieno effetto serra, New York, Londra e Parigi potrebbero trovarsi imprigionate nel gelo.
Nelle zone tropicali, di contro, il fenomeno della desertificazione potrebbe aumentare notevolmente, accentuando gli estremi climatici tra i continenti. Questo scenario potrebbe essere infausto innanzi tutto per l’agricoltura mondiale che, in particolare nelle zone tropicali, rischierebbe di far cadere nella fame gran parte della popolazione mondiale spingendola ad emigrare in massa, più di quanto già non faccia oggi, verso i paesi occidentali. Lo scioglimento repentino dei ghiacci genererà inoltre l’aumento del livello delle acque sommergendo parte delle attuali coste, come già stato predetto da tempo.
Polo Nord, parte della scienza resta cauta
Per fortuna il terribile scenario della fine dei ghiacci al Polo Nord non è condiviso proprio da tutti gli scenziati o, quantomeno, lo è in maniera meno allarmante. Il professor Peter Gleick, scienziato americano specializzato nelle problematiche legate all’ambiente presso il Pacific Institute di Oakland, in California, afferma di non essere certo che le previsioni di Wadhams siano corrette. Gleick richiama alla cautela non foss’altro per evitare di creare scetticismo nei confronti dell’intera comunità scientifica, nel caso in cui tutto ciò non si avveri.
Jennifer Francis, professoressa della Rutgers University negli Usa, pur condividendo lo scenario catastrofico immaginato dal professor Wadhams, ritiene che uno scioglimento così vasto non si verificherà prima del 2030-2050.
Resta fermo, al di là delle visioni scientifiche, un punto essenziale e cioè che le acque dell’Artico si surriscaldano a ritmi allarmanti e, secondo il professor Wadhams questa situazione potrebbe portare ad un aumento medio della temperatura globale di 0,6 gradi Celsius in soli cinque anni.
In ogni caso il futuro è preoccupate.