Quando ci soffermiamo a riflettere sulla tradizione della cucina italiana, non possiamo non pensare che essa presenta una straordinaria varietà spostandosi da regione a regione. Le differenze di clima, le peculiarità del territorio e le tradizioni locali hanno dato vita a una delle cucine più apprezzate nel mondo. Ma spesso trascuriamo di menzionare il fatto che esiste anche un altro modo di intendere la cucina e cioè di preparare pietanze senza l’utilizzo di carni animali. Una cucina vegetariana che, spesso e volentieri, risulta molto gustosa e apprezzata. Proprio su questo filone culinario s’innesta il libro dello chef Giuseppe Coco Il pasto gentile. Alimentazione non violenta e saggezza tibetana (Infinito edizioni, 2012).
Il pasto gentile, il libro di Giuseppe Coco
Scegliere il veganismo
Come sottolinea nell’introduzione Luciana Baroni, Presidente della società scientifica di nutrizione vegetariana, “scegliere il veganismo, che abbraccia la non violenza verso gli animali in tutti gli aspetti della vita quotidiana, e quindi non utilizzare alcun prodotto (cibo, cosmetici, vestiti) che derivi dallo sfruttamento e dalla sofferenza di altri esseri viventi, gli animali non umani, è infatti una condotta di amore e di rispetto, che permette a chi la applica di vivere in sintonia con il resto del creato”.
La scelta di intraprendere una dieta vegana ha quindi una valenza culturale importante che è, al tempo stesso, quella dell’amore e del rispetto per gli animali che quella dettata dal volere una vita più sana ed equilibrata. Diventa, così, un vero e proprio stile di vita che influisce non solo sull’alimentazione ma anche su tutti gli aspetti della vita quotidiana. Una mentalità caratterizzata dalla convinzione che si può influire sul destino degli animali attraverso le singole scelte di consumo individuali. Per cui il libro di Giuseppe Coco (in foto, sulla destra) si configura come un vero e proprio lifestyle attento agli aspetti etici e simbolici, economici e ambientali dell’alimentazione. Una sorta di introduzione alla filosofia vegana intesa come “apertura al mondo, agli altri esseri umani, agli esseri viventi, alla natura che ci circonda”.
Il pasto gentile
Cos’è allora Il pasto gentile? L’autore lo intende come la sintesi virtuosa della dieta tibetana con un’alimentazione non violenta. Non c’è nessuna tipologia di derivato animale o di utilizzo di alcun essere senziente. È un pasto senza alcuna crudeltà e violenza nei confronti di alcun animale, un perfetto cibo vegan composto con alimenti biologici e di stagione. Come dice lo stesso Giuseppe Coco, parlare di pasto gentile “è anche un modo di tradurre ‘Karse Rigpa’, una parola tibetana che significa cibo bianco, cioè senza violenza, senza spargimento di sangue”.
Il pensiero di Giuseppe Coco e la dietetica tibetana
La componente principale di un’alimentazione gentile è quindi una dieta vegana con derivati latto-ovo-vegetariani. Per cui non ci sono sacrifici di natura culinaria ma solo libera scelta condotta con spirito etico. Pertanto chi ha intenzione di abbracciare un’alimentazione vegana, o ‘gentile’ come la definisce l’autore, non deve cambiare in maniera radicale le sue abitudini se non per quanto concerne gli ingredienti. E non significa neppure svilire la bellezza e bontà di quanto siamo già abituati a mangiare. Da questo punto di vista Giuseppe Coco individua i principi della filosofia culinaria ‘gentile’ nella dietetica tradizionale tibetana applicata alla nostra cultura e all’alimentazione vegan.
L’autore stesso sottolinea come “questo lavoro di attualizzare la dietetica tibetana aiuta il nostro organismo a ritrovare e mantenere il proprio equilibrio. In questo modo ci si può mantenere in salute ma anche curare alcune affezioni perché, nella medicina tradizionale tibetana, la salute è data dall’equilibrio fra corpo, mente ed energia. Gli alimenti oltre a un valore nutritivo più materiale ne hanno uno più sottile più o meno presente a seconda se la terra, l’aria, i fertilizzanti, l’acqua, insomma tutto ciò che occorre per far crescere e sviluppare la pianta sono più o meno inquinati, di qualità o scadenti, adeguati o inadeguati. Di conseguenza se mi nutro in modo idoneo alla mia tipologia e alla stagione, con cibo sano avrò anche una buona salute”. In conclusione, che cosa propone Giuseppe Coco con il suo Il pasto gentile? Conciliare la tradizione alimentare italiana con i principi della dietetica tibetana, declinare in senso vegan tutti quei piatti che hanno, invece, una base di carne, preparare pietanze sane, gustose e saporite, usare gli alimenti di stagione e cucinare in modo semplice usando poche attrezzature e utensili da casa.
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