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Il grande Rudi, il conflitto tra essere e apparire di un pugile

Pugile

Un particolare della copertina del libro "Il Grande Rudi" di Francesco Vecchi (Leone editore, 2017)

Un grande pugile della boxe italiana scompare improvvisamente poco prima delle celebrazioni per il ventennale della conquista della corona mondiale. Cosa sarà mai successo? Quale mistero avvolge questa sparizione? Su questi interrogativi si muovono le pagine di Il grande Rudi (Leone editore, 2017), secondo romanzo di Francesco Vecchi, noto giornalista Mediaset e presentatore di Mattino Cinque. Con il suo libro d’esordio, sempre per i tipi di Leone editore, Avrà l’odore delle cose nuove, ha vinto il Premio per la Cultura Mediterranea e il Premio Internazionale città di Cattolica .

Il grande Rudi, la trama

Rodolfo Quattrociocche, soprannominato il grande Rudi, è stato l’ultimo grande pugile della boxe italiana, protagonista della Dolce Notte, la serata in cui si laureò campione del mondo sconfiggendo l’asso del ring Jason Davis. Su di lui, tuttavia, grava un alone di incertezza e ambiguità perché si ritiene si fosse venduto il match della rivincita. Da allora, Rudi si è ritirato definitivamente dalle scene sportive pur venendo sempre ricordato per quell’impresa e restando circondato all’affetto dei suoi tifosi. Sulle tracce dell’ex pugile si mette Eva Fortis, giovane giornalista sportiva dal carattere irascibile e permaloso che, con l’aiuto di personaggi vicini a Quattrociocche e in particolare dal suo agente Filippo, riuscirà a ricostruire il passato del Grande Rudi e a dimostrare a sé stessa e ai suoi superiori le sue qualità professionali.

Essere e apparire di un pugile

Tra le pagine del libro, fa spesso capolino una tematica che, nella contemporaneità permeata dall’influenza dei mass-media, resta sempre sullo sfondo: il contrasto tra l’essere e l’apparire o, in altre parole, il rapporto tra come siamo e come ci vedono gli altri. Nel caso di Rodolfo Quattrociocche, è proprio quel soprannome, il Grande Rudi, a inchiodarlo a un personaggio che, scorrendo le pagine del libro, egli sente di non amare. Certamente, avverte l’affetto dei suoi tifosi anche dopo tanti anni ma il protagonista di quell’impresa non è l’uomo che sente di essere.

Il conduttore Mediaset Francesco Vecchi

Nella stessa persona, convivono così due caratteri: da una parte, Rodolfo Quattrociocche, un uomo alle prese con i suoi dubbi e le sue fragilità, e dall’altro il Grande Rudi, il pugile vittorioso e glorificato dalla stampa e dai tifosi. Finché il “gioco” regge, le due “anime” riescono a convivere ma quando l’ex campione viene a sapere della morte di Jason Davis, il suo storico antagonista, il velo di Maya viene definitivamente squarciato. Come si può leggere in un passaggio del libro, “se c’è stato un momento in cui ho perso davvero, non è stato nel maggio del 1994. È stato dopo: è stato quando mi sono lasciato trascinare in questo teatrino che è l’Italia. È stato quando ho tentato di spiegare la mia innocenza a chi non intendeva ascoltarla. Perché lo scopo era un altro. Lo scopo era farmi diventare un fenomeno da talk show e ci sono riusciti. Non volevano starmi a sentire, volevano solo sentirmi urlare”. E se l’apparire non coincide con la reale personalità, ecco che allora quel bluff era utile solamente a mantenere alta l’attenzione del pubblico. Nel caso di Quattrociocche, esplode con una virulenza particolare, come se, in fondo, avesse capito di essere solo una comparsa in questo gioco mediatico dove non riesce più a comprendere dove finisca l’uomo e inizi il pugile. Il romanzo di Francesco Vecchi ci invita dunque a riflettere sulla potenza dei mass-media moderni, capaci di creare dei miti anche se, nella realtà, non corrispondono esattamente a un tipo di persona. Scritto in maniera agile e scorrevole, Il Grande Rudi ha davvero il pregio di tenere incollato il lettore dalla prima all’ultima pagina.

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