Home C'era una volta Il film del sergente Pepper, un fiasco

Il film del sergente Pepper, un fiasco

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Il 24 luglio 1978, preceduto da una martellante campagna promozionale, arriva finalmente nelle sale cinematografiche degli Stati Uniti il film “Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band”.

Una scommessa che sembra facile

Sono molti quelli che scommettono su un rapido e sicuro successo del lungometraggio prodotto da Robert Stigwood. Le premesse ci sono tutte, visto che si tratta di un film musicale che mette insieme i Bee Gees, cioè il gruppo più famoso del momento, e Peter Frampton, il solista più venduto dell’anno. Anche il titolo dovrebbe, nelle intenzioni degli ideatori, costituire un valore aggiunto, visto che si ispira al famoso concept album dei Beatles, considerato uno dei più importanti album della storia del rock mondiale. In più la locandina annuncia la partecipazione in ruoli minori di una lunga serie di musicisti, tra i quali spiccano i nomi di Alice Cooper, degli Aerosmith e degli Earth Wind & Fire. Il cast artistico è completato dalla presenza di Frankie Howerd, George Burns, Donald Pleasance e di uno Steve Martin al debutto su grande schermo.

Un insuccesso clamoroso

Come spesso accade, però, i fatti smentiscono la pianificazione a tavolino. I critici stroncano l’intero film, a partire dalla strampalata e improbabile storia di una band formata da Frampton e dai Bee Gees che lotta contro i cattivi di turno sulle arie delle canzoni dei Beatles. Quello che nelle intenzioni degli autori e delle numerose anticipazioni dei media doveva diventare una sorta di manifesto neo-psichedelico folle e surreale appare, in realtà, una commediola musicale scialba e insipida. Terminato l’effetto della campagna promozionale di lancio anche il pubblico diserterà le sale. Il fiasco del film costringerà il produttore Robert Stigwood a far fronte a una perdita di rilevanti proporzioni, ma avrà anche una serie di effetti collaterali. La figuraccia peserà negativamente sui Bee Gees e, soprattutto, su Peter Frampton, ma soprattutto rischierà di chiudere prematuramente la carriera del regista Michael Schultz.

 

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Gianni Lucini
Scrivere è il mio principale mestiere, comunicare una specializzazione acquisita sul campo. Oltre che per comunicare scrivo anche per il teatro (tanto), il cinema e la TV. È difficile raccontare un'esperienza lunga una vita. Negli anni Settanta ho vissuto la mia prima solida esperienza giornalistica nel settimanale torinese "Nuovasocietà" e alla fine di quel decennio mi sono fatto le ossa nella difficile arte di addetto stampa in un campo complesso come quello degli eventi speciali e dei tour musicali. Ho collaborato con un'infinità di riviste, alcune le ho anche dirette e altre le dirigo ancora. Ho organizzato Uffici Stampa per eventi, manifestazioni e campagne. Ho formato decine di persone oggi impegnate con successo nel settore del giornalismo e della comunicazione. Ho scritto e sceneggiato spot e videogiochi. Come responsabile di campagne di immagine e di comunicazione ho operato anche al di fuori dei confini nazionali arrivando fino in Asia e in America Latina. Dal 1999 al 2007 mi sono occupato di storia e critica musicale sul quotidiano "Liberazione".