Carmelo Bene, Cathy Berberian, Demetrio Stratos al Palazzo delle Esposizioni dal 9 aprile al 30 giugno 2019, una mostra dedicata alla voce intesa come pura potenzialità sonora. Il progetto espositivo, promosso da Roma Capitale-Assessorato alla crescita Culturale e organizzata dall’Azienda Speciale Palaexpo, ripercorre quegli avvenimenti che, sulla scia delle avanguardie artistiche del Novecento, hanno infranto il legame indissolubile tra il significato della parola e la sua dimensione sonora, attraverso la scelta di alcune opere di tre straordinari protagonisti.
Stiamo parlando della cantante mezzosoprano americana di origine armena Cathy Berberian (1925-1983), dell’attore e regista Carmelo Bene (1937–2002) e del musicista cantante di origine greche Demetrio Stratos (1945-1979), del loro lavoro di ricerca e sperimentazione alla scoperta di questa fondamentale potenzialità della voce umana. In mostra più di 120 opere tra foto, video, materiali di repertorio, partiture originali, corrispondenze, documenti esposti per la prima volta al pubblico oltre a exhibit interattivi, aree di ascolto e apparecchiature elettroniche utilizzate dagli artisti al fine di esplorare i limiti delle proprie possibilità vocali.
La raccolta della corposa documentazione è stata possibile grazie alla consultazione di diversi archivi e all’accurato lavoro di ricerca di Anna Cestelli Guidi e Francesca Rachele Oppedisano, curatrici della mostra, che hanno reperito materiale sorprendente e mai divulgato prima. La mostra è arricchita da due sezioni scientifiche: la prima, introduttiva, curata da Franco Fussi, medico-chirurgo, specialista in Foniatria e Otorinolaringoiatria, offre ai visitatori un’accurata analisi dell’interno della cavità di risonanza dove si configura la voce nella sua carnalità. La seconda, curata da Graziano Tisato, ricercatore presso l’Istituto di Scienze e Tecnologie della Cognizione (ISTC) – CNR di Padova, si trova all’interno della sezione Stratos e consta di tre postazioni interattive realizzate ad hoc per la mostra, attraverso le quali sarà possibile approfondire la comprensione degli effetti vocali prodotti dall’artista.
La mostra sarà accompagnata da un catalogo con testi di Guido Barbieri, Adriana Cavarero, Anna Cestelli Guidi, Angela Ida De Benedictis e Nicola Scaldaferri, Franco Fussi, Luca Nobile, Francesca Rachele Oppedisano, Gianni Emilio Simonetti, Graziano G. Tisato. Dalla premessa delle curatrici Anna Cestelli Guidi e Francesca Rachele Oppedisano al catalogo della mostra citiamo:
- “Ciò che nel linguaggio meglio si comprende non è la parola, bensì il tono, l’intensità, la modulazione, il ritmo con cui una serie di parole vengono pronunciate. Insomma, la musica che sta dietro le parole, la passione dietro questa musica, la personalità dietro questa passione: quindi tutto quanto non può essere scritto”.
Friedrich Nietzsche, Frammenti postumi, Estate/Autunno [1882]
- Nel greco antico il termine phonè indica la voce in quanto suono, prima di articolarsi nel linguaggio. Indica un luogo originario che precede qualsiasi intenzione di voler dire, di signifcare. Il canto delle Sirene raccontato da Omero nel XII capitolo dell’Odissea, personifca il mistero di una voce liberata dal linguaggio come pura pulsione pre-significante. Si tratta di una “voce inarticolata, gemito, grido: espressione vocale di una corporeità profonda, al tempo stesso seducente e pericolosa, molto affine all’animalità” come ci racconta Adriana Cavarero ripercorrendo una vicenda della vocalità al femminile incentrata nella sua essenza corporea. Quella stessa che risuona nella scrittura ad alta voce di cui parla Roland Barthes, quel “misto erotico di timbro e linguaggio” che nella “grana della gola”, nella “patina delle consonanti, nella voluttà delle vocali” cerca “il piacere di un linguaggio tappezzato di pelle”. Una voce incarnata collega la perturbante dizione di Antonin Artaud nel poema radiofonico Pour en finir avec le jugement de dieu con la Bocca protagonista della pièce di Samuel Beckett, Not I. L’ascolto della voce del poeta drammaturgo francese ci riconduce a una concezione poetico–sacrale del linguaggio in cui “il gesto fono–articolatorio a carattere performativo” serve a rimodulare il senso del detto al di là della sua afferenza alla realtà entro una rimasticazione della parola poetica in lotta con la pulsione a voler significare.
Oggi ci stiamo dirigendo verso un recupero della vocalità rispetto alla visione e alla scrittura, non solo dal punto di vista filosofico ma anche socio–politico, forse con il contributo significativamente sociale dell’uso dei nuovi mezzi tecnologici di massa. Come scrive Guido Barbieri, nel saggio in catalogo, sulla scia delle sperimentazioni linguistiche delle avanguardie del Novecento, si infrange nel secondo dopoguerra un “tabù storico” radicato nella prassi della musica occidentale: “il legame indissolubile tra il significato della parola e la sua dimensione sonora”. La mostra si articola dentro questo orizzonte di senso attraverso il tentativo di restituire quelle che consideriamo tra le espressioni formalmente più alte di questa ricerca. Non è un caso se la cantante mezzosoprano americana di origine armena Cathy Berberian e l’attore, regista Carmelo Bene si siano riferiti all’Ulisse di James Joyce, in cui l’elemento linguistico–fonico prevale prepotentemente sul semantico, e se per le stesse ragioni, Demetrio Stratos, musicista cantante di origine greche, non rimane insensibile alle ricerche sul linguaggio di Antonin Artaud e Samuel Beckett.
Eventi speciali della mostra
Ogni sabato e domenica dal 13 aprile al 16 giugno, ore 11.00-13.00 e 14.40-18.00, inizio ogni 20 minuti. Liberare la voce – un’esperienza giocosa di “riscaldamento vocale” in gruppo, rivolta al pubblico della mostra e condotta da insegnanti specializzati nel Metodo Linklater, un metodo di addestramento vocale celebre in tutto il mondo, non solo per attori e cantanti ma per tutti coloro che sono interessati a una più efficace e libera comunicazione nella vita di quotidiana. Partecipazione inclusa nel biglietto d’ingresso.
A voce alta – incontri di approfondimento e riflessione sulle ricerche alla base del progetto espositivo, attraverso le testimonianze e il dialogo con i più autorevoli esperti della materia, analizzata dal punto di vista filosofico, scientifico, antropologico, psicologico e artistico. Con: Adriana Cavarero e Federica Giardini, Angela Ida De Benedictis e Stefano Catucci, Franco Fussi, Francesca Rachele Oppedisano e Bruna Filippi, Valentina Valentini, Gianni-Emilio Simonetti.
Vedere la voce – Dal 18 aprile al 17 maggio 2019 – Alcune grandi storie cinematografiche che hanno in comune un protagonista sotterraneo: la voce.
Film in Rassegna: il discorso del re; Io e le mie parole; Figli di un dio minore; La famiglia bélier; Florence; A star is born; Grizzly man; Gorilla nella nebbia; Berberian sound studio; L’amore; Private parts; Radiofreccia; Lavorare con lentezza; Her; White noise; Non ascoltate; Split; psycho; Dio esiste e vive a Bruxelles; L’apparizione; C’è musica e musica; omaggio a Carmelo Bene; La voce Stratos.
Omaggio a Carmelo Bene – Dal 14 aprile al 26 maggio, domenica alle ore 17.00 -proiezione di film e video.
Alla mostra saranno inoltre dedicati anche un’articolata serie di eventi speciali, laboratori, giornate per famiglie e bambini sul tema della voce, programma consultabile su www.palazzoesposizioni.it – Organizzazione Azienda Speciale Palaexpo con la collaborazione di: Fondazione Musica per Roma e con la partnership: per i materiali audiovisivi di Rai e Rai Teche; con il supporto di SIAE.
Palazzo delle Esposizioni, via Nazionale 194, Roma – Orari: domenica, martedì, mercoledì e giovedì: dalle 10.00 alle 20.00; venerdì e sabato: dalle 10.00 alle 22.30; lunedì chiuso. Informazioni e prenotazioni: singoli, gruppi e laboratori d’arte tel. 06 39967500;