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Ice Cube , rap, coltelli e tanti soldi

Si chiama Colin Alexander Easton, ha ventisei anni e nessuna vocazione alla popolarità. Il 26 agosto 1994 viene accoltellato a Glasgow durante un concerto del rapper Ice Cube. Il volto di Colin Alexander fa il giro del mondo e riapre la mai sopita polemica nei confronti del rap e soprattutto di personaggi come Ice Cube, perennemente in bilico tra inferno e paradiso, tra coerenza e mercato.

Una popolarità inaspettata

Nato a Los Angeles, O’Shea Jackson, questo è il vero nome di Ice Cube, si impone all’inizio degli anni Novanta come uno dei più carismatici e discussi rapper hardcore statunitensi. La sua popolarità, inizialmente limitata ai giovani dei quartieri neri delle grandi metropoli, esplode all’improvviso nel 1991 quando l’album Death certificate arriva al secondo posto nelle classifiche di vendita degli Stati Uniti. L’imprevisto exploit coglie di sorpresa l’ambiente musicale statunitense e provoca polemiche a non finire. Ice Cube viene accusato di essere razzista e di incitare alla violenza, in particolare nei confronti delle comunità ebraiche, prese di mira dalla sua No vaseline, e coreane, attaccate nel brano Black Korea. La campagna di accuse e controaccuse non fa che giovare alla causa commerciale del rapper, che interpreta con perfezione un po’ sospetta la parte del personaggio maledetto, aggressivo e un po’ losco.

Il rilancio di un miti

In breve tempo diventa più di un mito per i giovani dei quartieri neri, soprattutto nel 1992 quando pubblica, immediatamente a ridosso della rivolta nera di Los Angeles, l’album The predator e il singolo Wicked che schizzano con la rapidità del fulmine ai vertici delle classifiche di vendita. Deciso a sfruttare fino in fondo la sua popolarità si presta a essere variamente strumentalizzato, non rifiutando neppure qualche offerta commerciale non proprio coerente con il suo personaggio. Si fa conquistare anche dal cinema e partecipa a film non memorabili come “I trasgressori” di Walter Hill che doveva originariamente intitolarsi “I saccheggiatori”, termine considerato “politicamente scorretto” dopo la rivolta di Los Angeles. Negli anni successivi la sua popolarità non accenna a scemare anche se le frange più radicali del movimento rap prendono le distanze da lui, accusandolo di essere ormai una macchina mangiasoldi. L’accoltellamento di Glasgow arriva al momento giusto per rilanciare il “lato oscuro” di questo rapper un po’ in difficoltà a reggere il ruolo che gli è stato costruito addosso. Ice Cube non commenta, ma i suoi produttori si fregano sicuramente le mani…

 

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