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I Rolling Stones accusati di vilipendio alla bandiera USA

Nelle prime ore del pomeriggio di venerdì 8 luglio 1966 davanti all’albergo californiano che ospita i Rolling Stones, impegnati in un lungo tour statunitense, si nota un’insolita agitazione.

Gli Stones incriminati per vilipendio

La folla di ammiratori che staziona in cerca d’autografi è improvvisamente cresciuta di numero. Ansanti e sudati, decine di giornalisti, fotografi e operatori TV, cercano di farsi largo ed entrare. Da pochi minuti le agenzie di stampa hanno diffuso la notizia che gli Stones sono stati formalmente incriminati per oltraggio alla bandiera degli Stati Uniti e per una serie di reati minori collegati. I fatti cui si riferisce l’accusa risalgono a un paio di giorni prima quando, in un concerto a Syracuse, Mick Jagger, il cantante della band, ha trascinato a lungo sul palco una bandiera a stelle e strisce, calpestandola più volte tra gli applausi di migliaia di fans in delirio. Sono gli anni della guerra in Vietnam e con la bandiera non si scherza. In meno di ventiquattro ore è scattata la formalizzazione dell’accusa e da più parti si chiede l’immediata espulsione dei “cinque inglesi promotori di teppismo”.

Noi vogliamo la liberazione dell’uomo

L’assedio dei giornalisti all’albergo sembra destinato a non sortire alcun effetto quando, improvvisamente, si affaccia nella hall il chitarrista Keith Richards. Dalla folla assiepata qualcuno urla: “Vi sentite orgogliosi di avere offeso un’intera nazione? Approfittate del vostro ruolo per corrompere la nostra gioventù, non lo sapete che per noi la bandiera è quasi una religione?” La frase ha l’effetto di uno sparo. Nel silenzio generale Keith risponde: “La nostra religione è la distruzione di tutte le religioni e di tutti i pregiudizi. Noi vogliamo la liberazione dell’uomo. Quando sentiamo i ragazzi gridare con noi, ci rendiamo conto di svolgere un vero e proprio servizio sociale…”.

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