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I laghi… minacciati dalla plastica

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Anche i laghi subalpini, come gli oceani, sono minacciati dalla plastica. Lo testimonia la scoperta, nel lago di Garda, di microplastiche che potrebbero già essere entrate nella catena alimentare di molte specie del lago, compresi gli invertebrati. Pubblicata sulla rivista Current Biology, la scoperta si deve al gruppo coordinato da Christian Laforsch, dell’università tedesca di Bayreuth.

I ricercatori hanno scelto il Lago di Garda come punto di partenza per indagare la presenza di particelle di plastica nell’acqua dolce e si aspettavano un minore inquinamento data la posizione subalpina di questo lago. Invece, con sorpresa, hanno scoperto che il numero di particelle di microplastica trovato nei campioni dei sedimenti prelevati da due spiagge del lago di Garda è simile a quello presente nei sedimenti marini.

I laghi…minacciati dalla plastica

La forma e il tipo di particelle indicano che queste sono il risultato della degradazione di frammenti di plastica più grandi, molto probabilmente spazzatura (come posate, piatti, bottiglie) gettata nel lago. ”Lo studio contribuisce a far luce su un ulteriore elemento di disturbo della qualità dell’acqua del lago di Garda e la scoperta è un ulteriore motivo di preoccupazione”, osserva Nico Salmaso, dell’Istituto Agrario di San Michele all’Adige Fondazione Mach. Salmaso studia da anni l’eutrofizzazione del lago di Garda, ossia la presenza eccessiva di nutrienti dovuta agli scarichi urbani, che porta alla proliferazione di alghe, fra cui anche specie tossiche.

La dimensione dei frammenti di plastica scoperti è tale che questi potrebbero essere ingeriti dagli organismi che vivono nel lago, compresi gli invertebrati, che possono scambiare le particelle per cibo. Infatti, i ricercatori hanno dimostrato in laboratorio che gli invertebrati di acqua dolce, dai vermi alle pulci d’acqua, sono in grado di ingerire le microplastiche e quindi c’è motivo di temere che la plastica già sia entrata nella catena alimentare del lago. ”Molti prodotti plastici – spiega Laforsch – sono cancerogeni o tossici per il sistema endocrino delle specie che li ingeriscono”.

Questa sostanza può creare danni anche se non viene ingerita: ”i pesci – rileva Salmaso – filtrano l’acqua attraverso la respirazione e particelle di questo tipo possono intasare i loro apparati branchiali”. In piu’, conclude Laforsch, ”i polimeri possono assorbire inquinanti tossici e trasportare questi composti in habitat altrimenti meno inquinati”.

 

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