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I coralli, presto, per gli innesti ossei

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innesti ossei

I prossimi innesti ossei si potranno realizzare grazie al corallo. Questa l’ultima notizia che arriva dal gruppo di ricerca della Swansea University nel Regno Unito.

I prossimi innesti ossei realizzati con i coralli

Chiunque abbia mai subito un innesto osseo sa che il risultato dell’operazione può essere “non perfetta”. E se gli innesti sono stati prelevati dalle ossa del bacino o delle costole, si può aggiungere alla lista anche il rischio di complicanze chirurgiche o dei tempi di recupero. La ricerca di alternative sintetiche per l’ innesto osseo non si è mai fermata, ma sembra che proprio i ricercatori britannici siano vicini al perfezionamento di una tecnica alternativa straordinaria ed arriva… dal mare.

L’innesto del corallo nell’osso umano è stato considerato dalla comunità medica circa 25 anni fa, quando il medico, appassionato di immersioni Rodney White, ha scoperto che i due materiali non sono così molecolarmente diversi. Il corallo è costituito da carbonato di calcio, e con calore, acqua e fosfati, può essere convertito in idrossiapatite, lo stesso tipo di carbonato di calcio delle ossa.

Molte le aziende che coltivano coralli per gli innesti ossei

Purtroppo, l’osso sostituto nel primo esperimento di White aveva delle imperfezioni che avrebbero potuto provocare altre infezioni. L’anno scorso, i ricercatori della Swansea University, ha migliorato il metodo di White e risolto il problema. Moderna Farmer riporta tutto sulle aziende specifiche nascenti: OkCoral, una società israeliana fondata da Assaf Shaham, coltiva coralli specifici per l’innesto osseo. CoreBone, un’altra società con sede in Israele, sta coltivando coralli attraverso una metodologia minerale bioattiva speciale che li possa rendere particolarmente adatti agli innesti.

Questa si può dire sia davvero una grande notizia… quella meno buona è che siamo a corto di corallo. La maggior parte del corallo dei Caraibi potrebbe sparire entro i prossimi 20 anni , grazie alla pesca eccessiva, l’inquinamento, il riscaldamento e l’aumento dell’acidità delle acque che causano morie di massa sbiancando intere scogliere.

Non basta perché gli oceani stanno diventando sempre più acidi in quanto assorbono CO2, rendendo sempre più difficile per i polipi di corallo crescere e formare le formazioni di carbonato di calcio a cui i ricercatori sono interessati.