Il 9 febbraio 1939 muore a New York il sassofonista e clarinettista Herschel Evans, un protagonista del jazz delle origini.
Count Basie nel suo destino
Nato a Denton, nel Texas, il 9 marzo 1909 Herschel Evans inizia a suonare nelle orchestre del Southmiddle-West, la zona dove è nato, fin dal 1926, prima nella Trent Number Two Band, un’orchestra texana e poi in altre territory bands come quelle di Edgar Battle e Troy Floyd per poi approdare alla più famosa orchestra di Kansas City, quella di Benny Moten alla fine del 1933. Lasciato Moten nel 1935 suona con il trombettista e cantante Hot Lips Page prima di spostarsi a Chicago e Los Angeles, suonando con Lionel Hampton. Successivamente il suo destino incrocia quello del trombettista Buck Clayton con il quale entra a far parte dell’orchestra di Count Basie nell’autunno del 1936. Evans passa così gli ultimi anni della sua breve vita con Basie, fino al mortale attacco cardiaco che lo coglie a soli 30 anni di età.
Un stile personale e riconoscibile
Ascoltato oggi Herschel Evans appare uno strumentista dotato di uno stile personale e immediatamente riconoscibile, con un sapore timbrico agro-dolce e un vibrato abbastanza rapido e rilevato. Il suo fraseggio è semplice ma ben disegnato e sostenuto dallo swing e dalla convinzione. In lui, come del resto in tutta l’orchestra Basie del tempo, non c’è traccia di routine o di ripetitività. Come è noto Evans, nella sezione sassofoni di Basie fine anni Trenta, che comprendeva un contralto, due tenori e un baritono, lavora spalla a spalla con una delle più grandi personalità del jazz, Lester Young. La vicinanza di un musicista eccezionale che suona il suo stesso strumento, il sassofono tenore, non lo inibisce assolutamente tanto che i suoi interventi sono ideali per creare un contrasto con quelli di Young e per valorizzarne le intuizioni geniali, le soluzioni inaspettate, assolutamente in anticipo sui tempi. I brani con Basie che più lo hanno messo in valore sono Blue and Sentimental, Texas Shuffle, Doggin’ Around questi due ultimi arrangiati dallo stesso Herschel Evans.