Il 1° aprile 1910 nasce a Boston, nel Massachusetts, il sassofonista e clarinettista Harry Carney, registrato all’anagrafe con il nome completo di Harry Howell Carney

Gli inizi al piano

Harry inizia a suonare il pianoforte da bambino, seguendo le orme del fratello Ray, poi passa al clarinetto e quindi al sassofono contralto. A tredici anni fa già parte di un gruppo studentesco. All’inizio del 1927 col il sassofonista contralto Charlie Holmes, suo amico d’infanzia, si trasferisce a New York, dove ottiene scritture con Fess Williams al Savoy Ballroom, col pianista Joe Steele e con il chitarrista banjoista Henry Saparo al Bamboo Inn. In quest’ultimo locale viene ascoltato da Duke Ellington che gli propone una scrittura per la successiva estate nella sua orchestra. Carney accetta e alla fine dell’estate Ellington convinse i suoi genitori a consentire al giovane di iniziare al suo fianco, la carriera professionale.

L’importanza di Ellington

Con Ellington, Carney matura rapidamente. Gli viene affidato in prevalenza il sassofono baritono, lo strumento più basso della sezione delle ance, che allora è composta da tre elementi. Fin dai suoi esordi Carney si rivela un baritonista dal timbro potente e lirico, che costituisce un colore fondamentale della tavolozza ellingtoniana. Proprio su di lui viene appoggiato l’edificio sonoro dell’orchestra. Come molti dei suoi colleghi anche Carney contribuisce al repertorio dell’orchestra, e nel 1930 compone, in collaborazione con Ellington, Rockin’ in Rhythm, che diventa uno dei classici e rimanee in repertorio per decenni. Ellington scrive espressamente per lui vari brani dei suoi concerti sacri dell’ultimo decennio. Il suo rapporto personale con il Duca dura ininterrottamente fino alla morte di Ellington. Muore a New York l’8 ottobre 1974.

 

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Gianni Lucini
Scrivere è il mio principale mestiere, comunicare una specializzazione acquisita sul campo. Oltre che per comunicare scrivo anche per il teatro (tanto), il cinema e la TV. È difficile raccontare un'esperienza lunga una vita. Negli anni Settanta ho vissuto la mia prima solida esperienza giornalistica nel settimanale torinese "Nuovasocietà" e alla fine di quel decennio mi sono fatto le ossa nella difficile arte di addetto stampa in un campo complesso come quello degli eventi speciali e dei tour musicali. Ho collaborato con un'infinità di riviste, alcune le ho anche dirette e altre le dirigo ancora. Ho organizzato Uffici Stampa per eventi, manifestazioni e campagne. Ho formato decine di persone oggi impegnate con successo nel settore del giornalismo e della comunicazione. Ho scritto e sceneggiato spot e videogiochi. Come responsabile di campagne di immagine e di comunicazione ho operato anche al di fuori dei confini nazionali arrivando fino in Asia e in America Latina. Dal 1999 al 2007 mi sono occupato di storia e critica musicale sul quotidiano "Liberazione".