Home C'era una volta Gus Viseur, una fisarmonica nel jazz francese

Gus Viseur, una fisarmonica nel jazz francese

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Il 15 maggio 1915 a Lessines, in Belgio, nasce il fisarmonicista Gus Viseur, il cuoi nome completo è Gustave Viseur.

Nei bistrot a dieci anni

Viseur nasce casualmente in Belgio perché i suoi genitori erano barcaioli, ma trascorre tutta l’infanzia a Parigi dove impara, fin da piccolo, a suonare la fisarmonica, producendosi già all’età di dieci anni nei bistrot e nelle balere popolari, accompagnando cantanti come Edith Piaf e suonando anche il bandoneón nelle orchestre argentine. Frequentando il mondo dei bohémien e degli tzigani che gravitavano intorno a Django Reinhardt, Viseur è attratto dalla musica afroamericana e, incoraggiato dai dirigenti dell’Hot Club de France e approfittando della moda dello swing abbandona il genere popolare da ballo per il jazz. Insieme al francese Louis Richardet e all’italiano Gorni Kramer diventa uno dei primi a suonare jazz con uno strumento che non sembra molto adatto all’esecuzione di questa musica.

Leggerezza del tocco

Dal 1938, con il quintetto che ha costituito con i chitarristi Sarane, Challin, Pierre e Jean Ferret e il contrabbassista Maurice Speilleux, si esibisce nei club, partecipa alla Nuit du Jazz, suona con André Ekyan e Django Reinhardt e comincia a registrare per la Swing, grazie all’iniziativa di Charles Delaunay, che in lui vede la possibilità di trasmettere al vasto pubblico della fisarmonica la passione per il jazz. Con la sua musicalità, la leggerezza del tocco, Gus Viseur ha fatto uscire la fisarmonica dal mondo limitato del ballo musette. Per il brio delle sue versioni jazzistiche di Sweet Georgia Brown, Confessin’ e altre, si afferma come eccellente improvvisatore jazz. Nel 1960 emigra in Canada. Torna in Francia nel 1969, ma suona sempre meno. Muore a Parigi il 25 agosto 1974).

 

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Gianni Lucini
Scrivere è il mio principale mestiere, comunicare una specializzazione acquisita sul campo. Oltre che per comunicare scrivo anche per il teatro (tanto), il cinema e la TV. È difficile raccontare un'esperienza lunga una vita. Negli anni Settanta ho vissuto la mia prima solida esperienza giornalistica nel settimanale torinese "Nuovasocietà" e alla fine di quel decennio mi sono fatto le ossa nella difficile arte di addetto stampa in un campo complesso come quello degli eventi speciali e dei tour musicali. Ho collaborato con un'infinità di riviste, alcune le ho anche dirette e altre le dirigo ancora. Ho organizzato Uffici Stampa per eventi, manifestazioni e campagne. Ho formato decine di persone oggi impegnate con successo nel settore del giornalismo e della comunicazione. Ho scritto e sceneggiato spot e videogiochi. Come responsabile di campagne di immagine e di comunicazione ho operato anche al di fuori dei confini nazionali arrivando fino in Asia e in America Latina. Dal 1999 al 2007 mi sono occupato di storia e critica musicale sul quotidiano "Liberazione".