Home C'era una volta Gus Johnson, il batterista prodigio

Gus Johnson, il batterista prodigio

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Il 15 novembre 1913 nasce a Tyler, nel Texas, il batterista Gus Johnson. Fin da bambino manifesta una notevole passione per la musica. La famiglia, che ha condizioni economiche discrete, pur se non esaltanti, sceglie di assecondare questa inclinazione.

Un bambino prodigio

Il sogno dei genitori è che il figlio studi pianoforte e diventi concertista, ma il piccolo Gus ha in mente un’altra prospettiva musicale. Alle noiose ore di studio passate a pigiare i tasti bianchi e neri di una tastiera preferisce la dirompente semplicità delle strutture ritmiche. Per evitare discussioni in casa frequenta con profitto appena sufficiente le lezioni di pianoforte, ma appena può si dedica allo studio del basso e della batteria. È soprattutto quest’ultima a solleticare la sua curiosità. Di fronte a tanta determinazione alla fine anche la sua famiglia si arrende. Lo fa dopo averlo visto all’opera al Lincoln Theatre di Houston. È il 1923 e il piccolo Gus Johnson, complice il suo maestro di batteria sale sul palco per la prima volta. In platea ci sono i suoi genitori. Lui ha soltanto dieci anni ma percuote rullanti, tamburi e piatti con il piglio del professionista consumato. Alla fine dell’esibizione il pubblico lo applaude con grande calore e la famiglia non può che accettare la nuova situazione: basta lezioni di pianoforte. La popolarità di quello che viene considerato un bambino prodigio si allarga e supera i confini della città. AAlla fine nessuno fa più caso alla sua età e nel 1925 il dodicenne Johnson suona con i McDavid’s Blue Rhythm Boys. Negli anni successivi lo si ritrova con le band di alcuni dei personaggi più significativi di quel periodo come Lloyd Hunter o Ernest “Speck” Redd. Nel 1938 se ne va a Kansas City dove viene scritturato dalla grande e popolarissima orchestra di Jay Mc Shann, con la quale rimane per cinque anni fino al 1943, quando gli Stati Uniti gli mettono una divisa e lo mandano a combattere nella Seconda Guerra Mondiale.

Orgoglioso dell’indipendenza

Alla fine della guerra torna alla vita civile e cerca di ritessere i contatti con l’ambiente musicale. Non deve faticare molto per trovare il primo ingaggio dalla band di Jesse Miller con cui resta per un po’ di tempo. La sua vena vagabonda però non lo fa mai restare per troppo tempo nello stesso posto. Nel 1947 suona nell’ultima grande orchestra di Earl Hines e, successivamente, con Cootie Williams. A partire dal 1949 diventa il batterista prediletto da Count Basie che lo vuole con sé sia nella sua big band che in alcuni gruppi dalla formazione più ridotta. Il sodalizio con Basie dura un quinquennio, poi se ne va, deciso a lavorare come indipendente sulla piazza di New York. Varie esperienze in studio precedono il suo ritorno dal vivo. Dopo una breve collaborazione con Lena Horne, nel 1957 accetta le offerte di Ella Fitzgerald con la quale resta per un paio d’anni. Nel 1959 è il batterista dell’orchestra di Woody Herman, ma anche questa esperienza non durerà più di un anno. Orgoglioso della sua indipendenza e deciso a godersi di più la vita  preferisce il lavoro in studio di registrazione ai ritmi forzati delle tournée. Lavora, tra gli altri,  con Gerry Mulligan e, alla fine degli anni Sessanta, è uno dei protagonisti della World’s Greatest Jazz Band. Nel 1974 se ne va a Denver facendo sapere che vorrebbe smettere, ma non terrà mai completamente fede a questo annuncio. Tiene duro fino al 1989 quando l’Alzheimer lo cattura. La malattia lo svuota progressivamente e lo tiene prigioniero per oltre un decennio. Muore il 6 gennaio 2000 a Denver.

 

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Gianni Lucini
Scrivere è il mio principale mestiere, comunicare una specializzazione acquisita sul campo. Oltre che per comunicare scrivo anche per il teatro (tanto), il cinema e la TV. È difficile raccontare un'esperienza lunga una vita. Negli anni Settanta ho vissuto la mia prima solida esperienza giornalistica nel settimanale torinese "Nuovasocietà" e alla fine di quel decennio mi sono fatto le ossa nella difficile arte di addetto stampa in un campo complesso come quello degli eventi speciali e dei tour musicali. Ho collaborato con un'infinità di riviste, alcune le ho anche dirette e altre le dirigo ancora. Ho organizzato Uffici Stampa per eventi, manifestazioni e campagne. Ho formato decine di persone oggi impegnate con successo nel settore del giornalismo e della comunicazione. Ho scritto e sceneggiato spot e videogiochi. Come responsabile di campagne di immagine e di comunicazione ho operato anche al di fuori dei confini nazionali arrivando fino in Asia e in America Latina. Dal 1999 al 2007 mi sono occupato di storia e critica musicale sul quotidiano "Liberazione".