Il 31 agosto 1937 nasce a Göttingen, in Germania, il jazzista Gunter Hampel, vibrafonista che non rinuncia a suonare altri strumenti quali clarinetto, flauto o sax.
Via dal be bop!
Gunter Hampel è uno dei primi musicisti europei a suonare free jazz verso la fine degli anni Cinquanta, abbandonando via via il be bop e il suo grande idolo, Milt Jackson. Il complesso di cui parlava Lange è il famoso Galaxie Dream Band con componenti non fissi, ma in genere con Jeanne Lee e Perry Robinson. La sua musica è basata sull’educazione musicale e sulle influenze del padre e del nonno che suonano entrambi una grande varietà di strumenti. In casa dei suoi genitori non si ascolta soltanto .musica classica, ma anche le novità della “Seconda Scuola Viennese” (Schönberg, Webern, Berg) e, naturalmente, musica jazz. La musica di Debussy e di Ellington porta Hampel sulla strada della libera improvvisazione. Come compositore è allievo di Henze e di Penderecki, trovando ben presto un proprio stile. Siccome non vuole soltanto creare la sua musica, ma anche controllarne la produzione dal punto di vista finanziario, cioè la distribuzione e la vendita, nel 1969 fonda una propria etichetta, la Birth Records che dura per molti anni.
Un’esperienza nuova e coinvolgente
Premiato in ogni parte del mondo Hampel si esprime più frequentemento con proprie orchestre ma talvolta suona anche con altri gruppi come, la Globe Unity Orchestra, vari gruppi diretti da Marion Brown, Don Cherry e la Penderecki Orchestra. A chi lo interroga sulle prospettive del jazz risponde di non sapere nulla ma di aver cercato per tutta la vita una nuova musica, frutto di una sperimentazione completamente nuova con intervalli mai prodotti prima nella sequenza dei toni dei vari strumenti. Scrive un critico come Art Lange: « Ogni composizione di Hampel è una esperienza nuova e coinvolgente, sia per la diversità degli elementi e degli effetti musicali di cui si serve, sia per la qualità libera ed elastica delle sue composizioni, che permettono a ogni componente della sua orchestra di essere al tempo stesso arrangiatore e compositore, dando voce spontaneamente alla propria affermazione musicale… Ne risulta una musica che unisce alle tecniche dell’improvvisazione jazzistica una strumentazione sempre in movimento, in cui introduce talvolta un’atmosfera e delle melodie folk su una struttura classica eternamente flessibile»