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Guerre e conflitti, una riflessione di George Bernard Shaw

Mai, dalla fine della seconda guerra mondiale, è stato come oggi. In Israele e Palestina la spirale di attentati e ritorsioni prosegue senza fine. In Iraq la resistenza islamica sta facendo rivivere agli statunitensi un nuovo Vietnam. In Afghanistan, i Taliban si sono riorganizzati e stanno conducendo una guerriglia sempre più minacciosa, mentre i signori della guerre locali continuano a combattersi fra loro. In tutti i Paesi arabi, dal Marocco all’Arabia Saudita, dall’Algeria allo Yemen, ora anche in Turchia, gli integralisti islamici combattono contro governi ritenuti troppo moderati e filo-occidentali, usando l’arma che hanno a disposizione: il terrore.

I conflitti di cui i media non parlano

Del terrorismo islamico e della ‘guerra globale’, veniamo informati tutti i giorni, anche se spesso in modo propagandistico e parziale. Ma nessuno parla delle altre decine di conflitti che si combattono nelle periferie più povere del villaggio globale, là dove gli obiettivi dell’informazione globalizzata non vanno a guardare. In Cecenia, in Indonesia, nelle Filippine, in Nepal, in India, in Kashmir, nello Sri Lanka, in Uganda, in Burundi, in Sudan, in Somalia, in Costa d’Avorio, in Congo, oggi si combattono guerre che durano da anni e che hanno provocato centinaia di migliaia di morti, milioni di profughi, mutilati, orfani e vedove. Il peggior peccato contro i nostri simili non è l’odio, ma l’indifferenza: questa è l’essenza della disumanità.

George Bernard Show

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