Sul suo sito, sui social e in TV, la campagna pubblicitaria di MAREBLU vuole farci credere che la sua pesca è sostenibile: la verità è che sta facendo ben poco per mantenere il suo impegno di eliminare metodi di pesca distruttiva dal 100% delle sue produzioni, entro il 2016.
Greenpeace, Mareblu utilizzi solo metodi di pesca sostenibile
L’associazione ambientalista Greenpeace, più agguerrita che mai, continua a documentare #dalluogodipesca come l’azienda Mareblu, leader nella produzione di tonno in scatola, continui ad utilizzare i FAD, oggetti galleggianti che attirano esemplari giovani di tonno, ma anche specie minacciate come tartarughe marine, squali balena e altri pesci che regolarmente finiscono in queste reti in modo accidentale.
I FAD sono trappole marine a tutti gli effetti e per questo, da due settimane, la nave Esperanza di Greenpeace si trova nell’ Oceano Indiano per combattere la pesca distruttiva di Thai Union: il colosso mondiale del tonno in scatola, proprietario del marchio italiano Mareblu.
I pescherecci di Thai Union continuano infatti a disseminare in mare aperto i cosidetti FAD o “sistemi di aggregazione per pesci” per attrarre più tonni possibile: quella con i FAD è una pesca poco selettiva e non sostenibile perchè, con lo scopo di attrarre più pesci possibile, cattura anche squali, esemplari giovani di tonno e altre specie che vengono poi rigettate in mare senza vita, mettendo a rischio l’ecosistema marino.
Una volta pescati, tonni ed altri pesci vengono conservati e congelati tutti insieme a bordo e la loro identificazione risulta difficile. L’utilizzo dei FAD sta distruggendo l’ecosistema marino e conducendo gli stock di tonno verso il collasso.
Chiedi a MAREBLU di utilizzare solo metodi di pesca sostenibile
Difendere l’ecosistema marino è sempre stata una priorità per Greenpeace, che continua a monitorare sistemi di pesca sostenibili. Per quanto riguarda la pesca del tonno, ricordiamo che dovrebbero essere pescati, attraverso pratiche di pesca selettive, solamente tonni adulti, certificati lunghi almeno un metro, con un peso non al di sotto dei 20 kg e soprattutto in oceani non sovrasfruttati indicati anche dalla FAO.
Con queste premesse Greenpeace ha pubblicato la quarta edizione della classifica Rompiscatole, ciclicamente aggiornata, per valutare la sostenibilità del mercato italiano del tonno in scatola. In questa edizione Mareblu, uno dei marchi più importanti del mercato italiano, è finito in fondo alla classifica perché nella maggior parte delle sue scatolette finisce tonno pescato con metodi distruttivi.
FIRMA SUBITO e chiedi a Mareblu di mantenere le promesse ed eliminare davvero la pesca distruttiva dalle sue scatolette!