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Gilbert Bécaud, il più viscerale, sanguigno e passionale tra gli chansonnier

Il 18 dicembre 2001 Gilbert Bécaud muore di cancro a Parigi nella casa galleggiante sulla Senna che da molto tempo è diventata il suo rifugio.

Un patrimonio incalcolabile

Lo chansonnier lascia un patrimonio incalcolabile di musica, sentimenti ed emozioni. Si calcola siano quasi cinquecento le canzoni scritte da Gilbert Bécaud. Un patrimonio ingente che lascia ancora più impressionati se si pensa che lo chansonnier le ha scritte prendendo quasi sempre in prestito le parole dai suoi amici poeti. Sono loro la voce della sua musica, sono loro che ne articolano i pensieri, i concetti, i voli fantastici. Sono i poeti che regalano le parole giuste agli chansonnier. Come uomo, prima ancora che come artista, per tutta la carriera ha guardato il mondo con occhi ben aperti e con la coscienza che la poesia, fin dall’antichità, non serve soltanto per cantare l’amore e le emozioni, ma anche per dare voce ai conflitti e alle tensioni della società. Istintivo e passionale non rinuncia mai a essere se stesso neppure nei momenti di maggior successo quando, per ragioni di mercato, i suoi discografici vorrebbero sfumare un po’ i lati più spigolosi del suo carattere. La musica e il pianoforte sono i compagni più fedeli che l’accompagnano fin dai primi anni della sua vita, iniziata il 24 ottobre 1927 in quel di Tolone.

Et maintenant

All’inizio degli anni Sessanta arriva anche la consacrazione internazionale con Et maintenant, il brano più famoso della sua carriera scritto su un testo di Pierre Delanoë, che conoscerà oltre centocinquanta versioni diverse in quasi tutte le lingue del mondo. Gilbert Bécaud è un dominatore nato, un artista dotato di un carisma eccezionale, definito dalla critica e della stampa come «…un leone del palcoscenico… il più viscerale, sanguigno, passionale e caldo degli chansonnier che hanno segnato la scena francese del Secondo Dopoguerra…». In scena non si risparmia e soprattutto non si nasconde dietro ad alcuna maschera. Il suo stile così lontano dall’eleganza stucchevole dei cantanti di bella presenza non ammette mezze misure. Chi non lo ama lo vive con insofferenza. Sono molti ad amarlo, in Francia, nel mondo e anche in Italia dove a partire dalla fine degli anni Cinquanta comincia a essere una presenza costante e conosciuta. Gli anni Ottanta e Novanta del Novecento lo vedono impegnato sul piano musicale a sperimentare nuovi confini e nuove mescole tra la canzone d’autore e la musica mediterranea. Pian piano, però, il suo impegno principale diventa quello di spegnere il fuoco di un cancro che gli morde le carni. Due mesi prima di morire ha compiuto settantaquattro anni. Il suo corpo viene sepolto al Pére Lachaise di Parigi.

 

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