Paul Mazzolini, in arte Gazebo, icona musicale degli anni ’80, ha conquistato il cuore di tutti con la canzone I like Chopin. Questa settimana Daily Green incontra il principe della italo dance anni ottanta. Gazebo ha contribuito a creare in quegli anni un nuovo genere, un vero e proprio meccanismo musicale: la italo disco. Tanti successi, primo fra tutti l’indimenticabile Masterpiece (maggio 1982, ndr) il cui testo, come ci racconta Paul, ha dato il nome al suo personaggio.
Paul, una curiosità. Come nasce il nome Gazebo?
Stavo registrando il mio primo pezzo Masterpiece in uno studio di Roma. Questo studio si trovava nello scantinato di un teatro dove stavano facendo un adattamento teatrale di un film degli anni ’60, Gazebo, di George Marshall con Glenn Ford e Debbie Reynolds. La mia canzone Masterpiece parlava di Hollywood degli anni ‘30, della diva Gloria Swanson di Viale del tramonto di Billy Wilder. Ogni volta che entravo vedevo la locandina del film. La parola “Gazebo” mi sembrava perfetta e così l’ho inserita nel testo della canzone, quella extended, la versione lunga dove c’è un pezzo rap, parlato. Finito il progetto pensammo di usare un nome diverso per presentare il disco. A quei tempi era difficile per un artista dance che cantava in inglese avere un nome italiano. C’era molto provincialismo, anche tra i disc jockey. Pensai subito a quel titolo, era perfetto. E così uscì il pezzo avvolto dal mistero, Masterpiece di Gazebo. Mi ha portato fortuna e ho deciso di tenerlo.
Ma Paul come è diventato Gazebo, hai sempre saputo che avresti fatto musica?
Vuoi dire per professione? In realtà no, anche se suono da quando avevo 10 anni. Frequentavo una scuola internazionale in Danimarca dove si studiava musica. Ho studiato moltissimo dalla musica classica, al progressive, al rock. Ho suonato in tanti gruppi ma in realtà io sognavo di fare il veterinario. La mia più grande passione ancora adesso sono gli animali, li ho sempre amati. Volevo studiare zoologia o magari specializzarmi in biologia marina. Avevo una passione per le immersioni, il mare. All’epoca però frequentavo il liceo francese a Roma, dovevo fare la maturità francese e per intraprendere quella strada avrei dovuto avere ottimi voti in matematica ma purtroppo non ero molto bravo. La matematica non era il mio mestiere. Dopo la maturità tra il 1979 e il 1981, ho vissuto a Londra dove ho continuato a suonare e lì ho fatto parte di diverse band dove ho sperimentato svariati generi musicali: punk rock, new wave, etc. E poi le cose sono capitate. Potrei dire che è stato il mestiere a scegliere me. Comunque sono contento che le cose siano andate così, la natura e la musica mi accompagnano sempre.
Gazebo raccontaci il tuo lato “green”.
Per me essere green, come dici tu, vuol dire soprattutto avere un atteggiamento più aperto e più democratico. Vuol dire avere amore e rispetto non solo per l’ambiente ma verso il prossimo e tutto quello che ci circonda. Da piccolo come ti dicevo volevo fare il veterinario. Ho sempre avuto un grande amore per la natura, l’ambiente ed un rapporto molto intenso con gli animali. Il pianeta terra è tutto quello che abbiamo. Sono un musicista non un politico, cerco di fare del mio meglio. Si tratta di piccole cose, piccole attenzioni. Se tutti lo facessimo potremmo ridurre notevolmente il problema dell’inquinamento, della sporcizia. Credo sia una questione di educazione. Sono cresciuto nei paesi scandinavi negli anni ’70 dove l’ecologia non era il futuro ma il presente. Mio padre era un diplomatico, ho viaggiato molto. Sono nato a Beirut dove sono rimasto fino ai 3 anni, poi c’è stato il problema della “Guerra dei sei giorni” e allora ci siamo spostati.
Quindi piccole cose, piccole attenzioni che dedichi nel quotidiano al rispetto dell’ambiente.
Esatto. Abito a Roma e sappiamo che non sempre è facile fare anche le cose più elementari come la raccolta differenziata, ad esempio. Comunque ci provo. Cerco di fare il possibile, cose tipo non sprecare l’acqua o non usare troppi materiali non riciclabili, ridurre il consumo insomma. Ripeto, nei paesi scandinavi già negli anni ’70 c’era molta attenzione verso questi temi e la mia educazione è quella.
Gazebo, stai lavorando a dei nuovi progetti?
Sto lavorando al mio ottavo album.
Quando uscirà?
Ancora non lo so di sicuro. Sai la bellezza di essere indipendenti è proprio questa, non avere scadenze, poter lavorare liberamente ai tuoi progetti. Puoi decidere tu. Uscirà appena pronto, credo la prossima primavera. Saremo disponibili nei negozi digitali e questa volta uscirà anche il formato CD. Il disco è un oggetto a cui molti sono ancora affezionati.
Gazebo, so che sei molto attivo in rete. I tuoi successi sono in vendita sui digital stores come Amazon, I-tunes, etc. e soprattutto utilizzi tutti i social network, da Twitter a Facebook.
Sì, sono su Facebook e ho una pagina su Youtube dove è possibile vedere tutti i miei video. Il mio sito ufficiale è www.gazebo.org L’elettronica è un’altra mia grande passione. Ho cominciato ad usare la tecnologia elettronica anche nella musica. Ho capito sin dall’inizio il grande potenziale di internet, quando ancora era piuttosto primitivo. E’ la nostra finestra sul mondo. La comunicazione è importante. Rispondo personalmente ai miei fan, cerco di mantenere un contatto diretto con loro. Simultaneamente all’uscita del disco sarà pronto anche il mio sito nuovo che sarà collegato ai social network. E’ una strada indispensabile da percorrere oggi. E poi sono convinto che internet sia un grande amico dell’ambiente. Voglio dire che il digitale, se usato bene, può dare una grande mano al nostro pianeta. E credo che in parte lo stia già facendo.