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Gary McFarland, un arrangiatore di successo non troppo amato dalla critica

Il 23 ottobre 1933 nasce a Los Angeles, in California, il compositore, arrangiatore e vibrafonista Gary McFarland, un personaggio di grande successo molto discusso da parte della critica

Un interesse tardivo

Il suo interesse per la musica è tardivo e risale al periodo del servizio militare durante il quale si diletta a suonare tromba, trombone e soprattutto pianoforte e vibrafono. Una volta congedato, continua gli studi musicali a Los Angeles e a San José dove una sua composizione attira l’attenzione di un flautista accademico, Santiago Gonzales, che lo consiglia di applicarsi seriamente al lavoro compositivo e l’aiuta a ottenere una borsa di studio per la Berklee School of Music di Boston. Nel settembre del 1960 si trasferisce a New York, dove inizia a farsi notare come brillante arrangiatore. Nel luglio 1961 Gerry Mulligan esegue e incide due sue composizioni, Weep e Chuggin’. Il successo, così ottenuto, gli procura un proficuo ingaggio con la cantante Anita O’Day, per la quale arrangia un intero album. Poco dopo pubblica la versione jazzistica delle musiche di uno show di Broadway di grande successo ottenendo una grande popolarità e le scritture con Bill Evans e Stan Getz. Nel 1963 pubblica Point of Departure.

La morte prematura e le polemiche

L’anno dopo un ensemble, guidato dal celebre pianista e compositore John Lewis, incide sei composizioni dello stesso McFarland, ponendo in risalto la straordinaria raffinatezza nella scrittura. Sempre nel 1964 ottiene un grande successo commerciale con l’album Soft Samba. Collabora, poi, con musicisti quali Ron Carter, Steve Kahn, Richard Davis e altri. Muore a New York il 2 novembre 1971 e la sua prematura scomparsa lascia un vuoto assai ampio nel mondo dell’arrangiamento jazzistico. La critica non dell’epoca non l’ha mai trattato troppo bene descrivendolo spesso come un superficiale e anche volgare arrangiatore di musica praticamente leggera. Oggi i suoi arrangiamenti, pur se non sempre brillanti nel trattare gli strumenti, sono stati rivalutati come preziose espressioni di gusto per la sonorità e per la loro scomposizione e ricomposizione. L’influenza di Gil Evans, Duke Ellington e Billy Strayhorn è molto evidente così come il gusto per la musica impressionistica europea.

 

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