Home C'era una volta Gary Lee Bartz: non chiamatemi jazzista!

Gary Lee Bartz: non chiamatemi jazzista!

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Il 26 settembre 1940 nasce a Baltimora, nel Maryland, il sassofonista e clarinettista con qualche esperienza anche al pianoforte Gary Lee Bartz.

Un sax regalato

Fin dall’infanzia si appassiona al jazz ascoltando le prime incisioni di Charlie Parker e Dizzy Gillespie. A undici anni si fa regalare dai genitori un sassofono contralto e dopo qualche anno di studio inizia a esibirsi in diverse sale da ballo. Trasferitosi a New York all’età di diciassette anni frequenta la Juilliard School Of Music e suona in jam session con Lee Morgan, Freddy Hubbard e altri. Torna poi nella sua città natale per frequentare i corsi del Peabody Conservatory Professional. All’inizio degli anni Sessanta diventa popolarissimo tra gli appassionati di jazz suonando prima con Max Roach e poi con Art Blakey. Nel 1967 registra con Jimmy Owens, Albert Dailey, Richard Davis e Billy Higgins, Libra, il primo album pubblicato con il suo nome.

Ntu Troop

L’anno dopo torna con Roach, pur non disdegnando varie collaborazioni con McCoy Tyner e Blue Mitchell. Nell’agosto del 1970 viene chiamato da Miles Davis a far parte del suo gruppo in sostituzione di Wayne Shorter. Bartz è il fondatore dei Ntu Troop, un gruppo che negli anni Settanta ottiene un buon successo internazionale il cui nome è tratto dalla filosofia bantù e indica l’unione di tutte le forze appartenenti al mondo spirituale e a quello sensibile. Influenzato da Sonny Rollins e, per il modo di suonare il sassofono soprano, da John Coltrane, oltre che dalle sonorità elettriche si muove tra i generi senza preoccuparsi troppo del rispetto della tradizione. Per molti anni ha rifiutato di farsi chiamare “jazzista” ritenendo il termine “jazz” troppo restrittivo per definire compiutamente la sua musica.

 

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Gianni Lucini
Scrivere è il mio principale mestiere, comunicare una specializzazione acquisita sul campo. Oltre che per comunicare scrivo anche per il teatro (tanto), il cinema e la TV. È difficile raccontare un'esperienza lunga una vita. Negli anni Settanta ho vissuto la mia prima solida esperienza giornalistica nel settimanale torinese "Nuovasocietà" e alla fine di quel decennio mi sono fatto le ossa nella difficile arte di addetto stampa in un campo complesso come quello degli eventi speciali e dei tour musicali. Ho collaborato con un'infinità di riviste, alcune le ho anche dirette e altre le dirigo ancora. Ho organizzato Uffici Stampa per eventi, manifestazioni e campagne. Ho formato decine di persone oggi impegnate con successo nel settore del giornalismo e della comunicazione. Ho scritto e sceneggiato spot e videogiochi. Come responsabile di campagne di immagine e di comunicazione ho operato anche al di fuori dei confini nazionali arrivando fino in Asia e in America Latina. Dal 1999 al 2007 mi sono occupato di storia e critica musicale sul quotidiano "Liberazione".