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Foreste, è epidemia da bostrico nelle zone colpite da Vaia

Foreste a rischio bostrico

Settemila ettari di foresta e circa 3 milioni di metri cubi di legname danneggiato nelle aree già devastate dalla tempesta Vaia. La causa è il bostrico, un coleottero che si nutre prevalentemente di alberi deboli o morti ma che, grazie alla sovrabbondanza di legname schiantato, ha cominciato ad attaccare le piante sane, riproducendosi ad un ritmo preoccupante. In prospettiva, entro 5 anni, si stima che i metri cubi di legname bostricato, quindi inutilizzabile o di scarso valore, supereranno gli 8,7 milioni già abbattuti da Vaia, con un danno economico per la filiera del legno pari a circa 350 milioni di euro, oltre ad un ingente danno ambientale: 11 milioni di tonnellate di CO2 rilasciate dalle foreste morte, oltre alla CO2 che non verrà catturata, pari a quelle emesse mediamente in un anno da 5 milioni di automobili. E’ l’allarme diffuso da Etifor, spin-off dell’Università di Padova impegnato in tutto il mondo nella valorizzazione del patrimonio naturale, a seguito di un convegno sul tema tenutosi il 16 novembre e organizzato con esperti del mondo accademico, imprese e funzionari pubblici delle aree interessate.

 

L’epidemia in corso

 

Il passaggio della tempesta Vaia con venti a velocità maggiore di 200 km orari, negli ultimi giorni dell’ottobre 2018, si è lasciato alle spalle un’imponente scia di distruzione del patrimonio forestale: 494 i comuni colpiti tra Lombardia, Veneto, Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia per un totale di 42.800 ettari di bosco danneggiati e due miliardi di danni complessivi tra infrastrutture, edifici e patrimonio ambientale. Il solo settore forestale ha visto in poche ore svanire il potenziale di lavorazione di 7 anni di tutte le segherie italiane messe insieme. La previsione degli attacchi parassitari è stata preannunciata, su basi tecnico-scientifiche, già immediatamente dopo l’evento Vaia studiando analoghe infestazioni di coleotteri scolitidi verificatesi in ambito europeo a carico di conifere danneggiate da eventi affini, quali “Gudrun” in Scandinavia (2008); “Vivian” e “Lothar” in Germania, Francia e Svizzera (2010). Fin dalla primavera 2019, è stata predisposta una capillare rete di monitoraggio della densità di popolazione dell’insetto nelle aree colpite dalla tempesta grazie ad apposite trappole disseminate nel territorio. Ottomila insetti a trappola è considerato un valore soglia per l’indicazione di una fase epidemica dell’infestazione. Nel 2020, su tutta la provincia di Trento, le catture sono state circa 8 volte maggiori di quelle dell’anno 2019 con 26.753 insetti a trappola con picchi fino a 16 volte maggiori: 53.704 insetti per dispositivo.

 

Il bostrico è un coleottero naturalmente presente nelle foreste che predilige l’abete rosso, ma che può attaccare anche altre specie, quali il larice, l’abete bianco e il pino silvestre. L’insetto scava delle gallerie sotto la corteccia portando in poco tempo alla morte dell’albero, che si secca dopo aver perso gli aghi e la corteccia. Solitamente sceglie alberi deboli e fragili, possibilmente schiantati o spezzati, e l’abbondanza di legno causata dalla tempesta ha rappresentato un terreno fertilissimo per la sua riproduzione. Quando gli alberi morti e danneggiati iniziano a deperirsi troppo, la popolazione dell’insetto è ancora alta e inizia quindi ad attaccare alberi sani, creando danni ingenti ai popolamenti forestali che si erano salvati. Si passa così da una situazione di equilibrio ad un’epidemia di bostrico.

 

Le criticità messe in moto dall’epidemia sono: espansione dei focolai nei prossimi anni, soprattutto in considerazione della fragilità dei soprassuoli superstiti; ampliamento delle superfici denudate su interi versanti ripidi con conseguente accentuazione dei fenomeni di dissesto idrogeologico e di instabilità del terreno; ripercussioni sulla sicurezza dei sentieri e sull’aspetto estetico-paesaggistico, quindi sulla fruibilità del territorio; progressivo depauperamento della risorsa legno ed effetti di scompenso sulla pianificazione forestale futura, ovvero si taglierà meno legname di buona qualità e si sarà costretti a trattare quello bostricato di minor valore, aspetto che peserà sulle economie locali fino al 60% di introiti in meno rispetto ai valori pre-Vaia; aumento del rischio di sviluppo dell’infestazione fino a un punto di non gestibilità, qualora si presentassero condizioni favorevoli all’insetto, quali siccità prolungata e ulteriori schianti.

 

Le possibili soluzioni

 

“Non esiste un’unica soluzione applicabile a tutti i contesti – spiega Jacopo Giacomoni, project manager di Etifor – ma svariati interventi declinabili a seconda delle caratteristiche del territorio e del livello di gravità dell’epidemia. Normalmente lasceremmo la natura fare il suo corso, ma in questo caso, in molti territori, è necessario un intervento umano funzionale a mitigare il problema e favorire il ripristino delle funzioni del bosco. La forma di lotta più efficace contro il bostrico è la rimozione del materiale schiantato e di quello infestato in tempo utile, bloccando così le larve in fase di sviluppo, ma purtroppo non è sempre possibile percorrere questa strada”.

 

Secondo quanto emerso dal convegno, gli interventi di prevenzione e di ripristino necessari nel medio periodo sono: diradamenti nei boschi più densi con l’eliminazione degli alberi più deboli; impianti puntuali sotto gli alberi bostricati di altre specie adatte al contesto locale ma non appetibili per l’insetto; a protezione delle giovani piante è possibile sfruttare il riparo dato da piante abbattute ma non esboscate, ceppaie o ramaglie; integrazione degli interventi di imboschimento con geotessuti o biostuoie sulle aree di erosione più problematiche da trattare con idrosemina per consolidare il suolo. Nel lungo periodo, invece, occorre favorire la struttura pluristratificata del bosco: una struttura forestale idonea a rispondere sia alle epidemie sia alla crisi climatica prevede alberi di diverse età, specie e funzioni.

 

Etifor, sul suo portale per interventi di riforestazione in crowdfunding wownature.eu, consente a enti pubblici, aziende e singoli cittadini di supportare attivamente i proprietari di alcuni dei terreni colpiti sui quali è urgente intervenire (https://www.wownature.eu/bostrico-vaia/). L’approccio di Wownature e dei ricercatori di Etifor prevede interventi sul campo in chiave economica, ambientale e sociale: valorizzazione del legname schiantato e bosctricato, supporto alla creazione di infrastrutture come le strade forestali, messa in sicurezza di sentieristica, rimboschimento con specie autoctone pronte per affrontare la crisi climatica futura. Wownature ha operato sin da subito nei contesti danneggiati da Vaia in Friuli Venezia Giulia, Veneto e nelle province autonome di Trento e Bolzano, con progetti di riforestazione e ripristino ambientale.

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