Alfondo Pecorario Scanio, ex Ministro dell’Ambiente e presidente della Fondazione Univerde, commenta la decisione della Corte Costituzionale a proposito della fattibilità del Referendum “No Triv”. Il referendum si pone come obbiettivo finale la bocciatura delle modifiche apportate dal Parlamento sulle norme in materia di ricerca ed estrazione di idrocarburi .
La Fondazione Univerde e il Referendum NO TRIV
La notizia è più che mai attuale: la Corte Costituzionale ha dato il via libera ai quesiti referendari nominati No Triv, per abolire le norme a favore delle trivellazioni petrolifere previste dallo Sblocca Italia e dal Decreto Legge competitività. Questa decisione consentità agli Italiani di scegliere tra un futuro energetico fondato sul petrolio e le fonti fossili, oppure sostenibile garantito dal sole e dalle rinnovabili.
Alfonso Pecoraro Scanio commenta: «In questi giorni si è assistito a pressioni di ogni tipo da parte del Governo tanto che la Regione Abruzzo si è sfilata dalla richiesta di referendum e si è a costituita addirittura davanti alla Consulta contro le altre regioni, con un voltafaccia senza precedenti. Nonostante questi tentativi di sabotaggio, la Corte Costituzionale ha dato via libera ad un referendum No Triv. Molte regioni hanno già annunciato un ricorso per ottenere che almeno altri due quesiti referendari possano essere recuperati».
«Occorre agire sin da subito – continua Alfonso Pecoraro Scanio – per la difesa del referendum perché il Governo cercherà, con altri inganni, di sottrarre in ogni modo ai cittadini la possibilità di votare sul futuro energetico del nostro Paese. Bisogna votare a Giugno, in contemporanea con le elezioni amministrative, in modo da ridurre i costi elettorali e il tentativo di ritardare il voto referendario con l’obiettivo di non far raggiungere il quorum».
«L’Italia – conclude l’ex Ministro dell’Ambiente – grazie alle scelte energetiche del 2007, e nonostante gli ostacoli dei successivi dei Governi pro nucleare e pro Triv, ha il record mondiale di produzione di elettricità da energia solare e di crescita delle rinnovabili. Pensare a investire ancora sulle trivellazioni petrolifere è un’assurdità si dal punto di vista ecologico ed economico».