E se fosse possibile misurare la felicità? Insomma, invece del Pil bisognerebbe prendere in considerazione il Fil, l’indicatore della felicità. E’ stato questo il tema principale della conferenza internazionale “L’Economia della Felicità” che si è tenuta a Firenze il 2 ottobre, in occasione dell’anniversario della nascita di Gandhi e della Giornata della Nonviolenza.
Felicità, anche l’economia dovrebbe discuterne
Sono stati numerosi gli ospiti più importanti che si sono confrontati su un nuovo modello di crescita sostenibile che tenga conto appunto dell’economia della felicità: da Vandana Shiva a Serge Latouche, da Michael Shuman a Rob Hopkins.
L’obiettivo principale della conferenza e della giornata di lavoro “L’Economia della Felicità” è stato, dunque, proprio quello di aumentare la consapevolezza riguardo alle verità nascoste dell’economia globale. Si sono voluti incoraggiare lo sviluppo di nuovi approcci d’insieme all’attuale crisi ecologica, sociale ed economica.
Felicità, un nuovo indicatore come per il Pil
In particolare ci si è prefisso di:
- Dare il via ad un dibattito informato sui temi della economia della crescita globale, in primo luogo i cosiddetti trattati di libero scambio che hanno determinato e determinano il passaggio di potere dai governi nazionali alle multinazionali o Big Corporation.
- Raccogliere esempi concreti di progetti di localizzazione per esplorare un nuovo paradigma economico che beneficia le persone, le loro comunità e l’ecologia – piuttosto che le banche e le grandi aziende.
- Avviare uno studio sistemico e un dibattito sulle idee e le mode culturali che hanno portato nell’epoca moderna all’egemonia dell’economico e del monetario su gli altri aspetti della vita. Solo un analisi accurata delle radici culturali del mito della crescita globale, può portarci ad invertire radicalmente la tendenza perché in realtà un altro mondo è possibile, anzi necessario.
- Esplorare i programmi di gruppi e organizzazioni locali rispetto al passaggio da globale a locale e rivitalizzare le economie e comunità
- Condividere strategie efficaci per un cambiamento sistemico. Questo deve passare per cambiamenti di politica attraverso leggi, tasse e sussidi che penalizzino il commercio e l’economia globale per favorire il locale, l’ecologico, le comunità di territorio.
- Contribuire alla costruzione di un movimento internazionale forte a favore del cambiamento da globale a locale, attraverso il International Alliance for Localization (IAL) ed altre piattaforme condivise.
L’ evento è stato organizzato da Local Futures – Economics of Happiness, organizzazione non profit impegnata nel ripensamento degli attuali modelli di pensiero e nella tutela della diversità culturale, e Mani Tese, Ong impegnata da oltre cinquant’anni a contrastare la fame e gli squilibri Nord/Sud del mondo.
Felicità, può essere un obiettivo raggiungibile
La conferenza italiana ha rappresentato l’ottava di una serie di fortunate edizioni dell’International Economics of Happiness Conference svoltesi in precedenza in Australia, USA, India, Korea, Inghilterra. Un vero e proprio movimento a livello internazionale per ripensare il significato e gli effetti della globalizzazione e per esplorare un nuovo modello di vita basato sulla decrescita, la localizzazione e la nonviolenza. Helena Norberg-Hodge, autrice del libro “Ancient Futures” tradotto in 42 lingue e regista del famoso e premiato documentario “L’Economia della Felicità”, è l’anima di questo movimento culturale. E’ considerata tra le 8 attiviste ambientali più importanti al mondo, vincitrice del Premio Nobel Alternativo e del Goi Peace Award.
Durante il convegno si è discusso e si sono condivise le strategie necessarie per allontanarsi da un’economia della crescita guidata dalle multinazionali e muoversi verso economie locali al servizio delle persone e del pianeta. L’evento è stato anche un’occasione per scoprire le iniziative che hanno luogo in tutto il mondo per riappropriarsi delle economie, comunità e ambienti naturali.