La foca monaca frequenta le acque dell’area marina protetta delle isole Egadi, specie dall’autunno alla primavera. La conferma arriva da uno studio dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, condotto negli ultimi due anni in collaborazione con il gestore del parco marino, di cui oggi sono stati presentati al ministero dell’Ambiente alcuni dettagli e mostrate delle foto un esemplare a cui piace quella porzione di mare.
Per la ricercatrice dell’Ispra Giulia Mo, a capo del team che ha condotto il monitoraggio, è ”difficile sapere se ci sono altri esemplari; dobbiamo continuare il monitoraggio. Per ora abbiamo dei piccoli tasselli che stiamo mettendo insieme. Dalle prime fotografia (autunno-inverno 2011 e primavera 2012) sembra una femmina e dal tipo di cicatrici sembra avere 5 anni”. Gli scatti sono fatti da un sistema di ‘foto-trappole’ disposte in punti strategici che si attivano al passaggio di animali e che in questo caso hanno immortalato la foca monaca.
Evento eccezionale, alle Egadi torna la foca monaca
Il presidente dell’area marina protetta delle isole Egadi conferma che ”la foca monaca non più percepita come una minaccia dalla popolazione. Ci auguriamo che il ministero dell’Ambiente voglia prestare sempre più attenzione alle aree marine protette”.
La foca monaca non ha un nome. Ma ancora per poco. Il Ministero dell’Ambiente e il sindaco di Favignana e presidente dell’area marina protetta, Lucio Antinoro, lanciano un concorso per i ragazzi per poter dare un nome a questo animale tornato in a vivere nel mare italiano.
La foca monaca è uno degli animali più protetti al mondo, una delle specie a maggior rischio di estinzione nel Mediterraneo, oltre ad essere una vera e propria cartina tornasole degli indicatori più sensibili della qualità dell’ambiente. Dai nostri mari, infatti, era andata via a causa della caccia e dell’inquinamento ma i ricercatori dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale hanno scoperto, fotografato e studiato una splendida femmina adulta (circa 5 anni dai segni sul corpo), nel corso di un monitoraggio negli ultimi due anni.
L’habitat costiero terrestre della foca monaca è costituito da grotte marine con zone interne emerse, protette dal moto ondoso (ma è ritenuto anche un adattamento della specie per proteggersi dalla caccia); qui possono svolgere alcune azioni, come la muta del pelo, il riposo, il parto e l’allattamento del cucciolo. Il ritorno della foca monaca – spiegano i ricercatori – è da attribuirsi ad un cambiamento, rispetto al passato, nell’atteggiamento delle comunità locali.
Il ritorno della foca monaca nei mari italiani è “un evento unico in Italia ed eccezionale nel Mediterraneo”. Così Legambiente esprime la propria soddisfazione per il ritorno di “una delle specie a maggior rischio di estinzione nel Mediterraneo”. “Siamo davvero contenti di apprendere questa grande notizia – dichiara il responsabile mare di Legambiente, Sebastiano Venneri – la presenza della foca monaca alle Egadi è un evento unico in Italia e assolutamente eccezionale per tutto il Mediterraneo. Una presenza che testimonia l’ottimo lavoro svolto dall’area marina protetta in questi ultimi anni e dimostra come, con una corretta e attenta gestione del territorio, sia possibile far convivere la qualità ambientale ed elementi di grande naturalità con il turismo, la nautica da diporto e un’attività di pesca sostenibile importante qual è quella condotta nel mare delle Egadi“.