Il 17 giugno 1983 viene arrestato il popolare presentatore televisivo Enzo Tortora. Il primo ad avvisarlo che negli elenchi dei possibili arresti di un’azione in forze contro la camorra c’era il suo nome era stato il giornalista Paolo Martini de “Il Giorno”, ma il presentatore era scoppiato in una sonora risata minimizzando.
Operazione Portobello
Poche ore dopo il tentativo di Martini parte quella che i magistrati con un malinteso senso dell’umorismo chiamano “Operazione Portobello”, prendendo in prestito il nome del programma televisivo di grande successo condotto dallo stesso Tortora. Alle quattro del mattino del 17 giugno 1983, i carabinieri si presentano al suo albergo, l’Hotel Plaza di Via del Corso in Roma, e lo arrestano. Trasferito al Comando del gruppo Operativo di Via Inselci viene poi portato nel carcere di Regina Coeli. Il suo arresto diventa un evento mediatico con il presentatore costretto a sfilare ammanettato tra due ali di fotografi e operatori televisivi. Enzo Tortora viene arrestato per traffico di droga e associazione mafiosa nel corso di una gigantesca operazione anticamorra istruita sulla base delle confessioni di due pentiti: Giovanni Pandico e Pasquale Barra, camorristi e pluriomicidi.
Un girone infernale
Con il presentatore finiscono in questa specie di girone infernale altre 855 persone gran parte delle quali risulteranno del tutto estranee ai fatti addebitati. L’inchiesta finirà per coinvolgere, sia pur in modo meno devastante, altri personaggi del mondo dello spettacolo, come Mario Merola, Franco Califano e Walter Chiari. Mentre l’Italia si divide tra innocentisti e colpevolisti, gran parte dei media si schiera apertamente contro il presentatore che resta in carcere per sette mesi nonostante gli indizi a suo carico siano quasi inesistenti. Oltre alle parole dei “pentiti” l’accusa ha soltanto un’agendina trovata nell’abitazione di un camorrista con un nome scritto a penna e un numero telefonico. Solo dopo molto tempo si saprà che quel nome non era “Tortora”, ma “Tortosa” e che il numero telefonico non era quello del presentatore. Nel 1984 Enzo Tortora è un simbolo della battaglia contro le storture della giustizia italiana. Nel mese di giugno viene eletto deputato europeo nelle liste del Partito Radicale, che fin dall’inizio gli è stato al fianco. Il 17 settembre 1985, condannato a dieci anni e sette mesi di carcere, pur proclamando la sua innocenza rinuncia all’immunità parlamentare e si consegna alla giustizia. Il 15 settembre 1986, tre anni dopo l’inizio del terribile calvario viene assolto con formula piena dalla corte d’Appello di Napoli. Il 20 febbraio 1987 torna sugli schermi televisivi. Il 17 marzo 1988 la Cassazione conferma la sentenza di assoluzione. Due mesi dopo, il 18 maggio 1988, Enzo Tortora muore stroncato da un tumore.