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Enzo Jannacci, il cantore dell’altra faccia della società

Il 29 marzo 2013 muore Enzo Jannacci, uno dei personaggi più significativi della scena cantautorale milanese

Vengo anch’io?

Vincenzo Jannacci, questo è il suo nome per intero, nasce il 3 giugno 1935. Alla fine degli anni Cinquanta suona nei Rocky Mountains, la formazione di Tony Dallara. Successivamente, dopo l’esperienza con I Due Corsari, pubblica nel 1959 il suo primo singolo L’ombrello di mio fratello. Scartato dalla RAI, nel 1962 partecipa allo spettacolo teatrale “Milanin Milanon”, con Tino Carraro e Milly, che ottiene uno strepitoso successo. Inizia, quindi, ad esibirsi al Derby, il più importante locale milanese di cabaret di quegli anni, collabora con Dario Fo, con cui compone canzoni come El purtava i scarp del tennis, Veronica, L’Armando e La luna è una lampadina e nel 1968 ottiene un grande successo commerciale con il singolo Vengo anch’io no tu no.

Il medico canterino

Laureatosi in medicina e specializzatosi in cardiochirurgia pur dedicandosi alla medicina non abbandona l’ambiente musicale e continua, periodicamente, a pubblicare dischi nei quali la sua ironia fredda e, talvolta, feroce, prende di mira i vizi ed i difetti della società. Scrive anche vari brani per il cinema come Vincenzina e la fabbrica inserita nella colonna sonora del film “Romanzo popolare” e nel 1989 partecipa per la prima volta al Festival di Sanremo con Se me lo dicevi prima. L’anno dopo torna in teatro con il suo vecchio amico Giorgio Gaber per realizzare “Aspettando Godot” di Samuel Beckett.

 

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