Diverse centinaia di membri della più grande organizzazione indigena ecuadoriana hanno iniziato una marcia verso la capitale, Quito, per protestare contro una nuova estrazione nel loro territorio e per l’ambiente. Si aspettano di arrivare a Quito il 22 marzo. La marcia indigena e’ partita da Yantzaza Zamora, in Ecuador, dove una società canadese è stata autorizzata a sviluppare una grande miniera di rame open-pit (all’aperto) – la prima su larga scala secondo una nuova politica mineraria del governo.
In marcia per l’ambiente
Gli indigeni chiedono che prima di tutto il governo lavori e approvi la normativa sull’ambiente, che regolamenta la gestione delle acque e la ridistribuzione della terra, in esame da anni. Il 5 marzo, invece, il governo Correa ha firmato un accordo con Ecuacorriente, l’unità locale della British Columbia-based Corriente Resources Inc., che permette all’azienda di minare il progetto di rame Mirador, secondo Wilson Pastore, ministro delle risorse naturali non rinnovabili. Pastor ha detto che la società intende investire circa 1,4 miliardi di dollari nei prossimi cinque anni nel progetto Mirador.
Gli indigeni non ci stanno
Ecuacorriente pagherà 100 milioni di dollari di anticipi royalties per finanziare progetti sociali nelle aree intorno alla miniera. Ma le persone si sono radunate a Zamora Chinchipe per iniziare la marcia, insieme al prefetto e al leader indigeno Salvador Quishpe, ribadendo le loro preoccupazioni per le comunità aborigene, dove le miniere inquineranno le ex terre incontaminate e i fiumi. In risposta, il governo ecuadoriano ha organizzato una marcia proprio a Quito, che è arrivata al Palazzo del Governo ed era guidata dai ministri di Stato. Il presidente Rafael Correa ha detto che la mobilitazione indigena cerca di destabilizzare il suo governo, ma gli indigeni non ci stanno e la mobilitazione continua.