I lavori di Italy in Circuit – La circolarità dal punto di vista delle aziende italiane, la convention dei Giovani Imprenditori di Confindustria Emilia-Romagna svoltasi nel fine settimana tra il 9 e il 10 settembre scorso a Misano Adriatico, hanno fatto il punto sullo stato di avanzamento del “cantiere” dell’economia circolare in Italia e, soprattutto, delineato un primo percorso condiviso per traghettare l’economia del nostro Paese verso una nuova fase di crescita sostenibile.
Economia circolare, una trasformazione sostenibile
La convention di Misano Adriatico può essere definita a buon titolo come i primi “Stati Generali” della circular economy in Italia. Per la prima volta, infatti, un’assise confindustriale di rilevanza nazionale ha messo il tema dell’economia circolare al centro dei lavori, riunendo allo stesso tavolo imprenditori, rappresentanti delle istituzioni e i vertici delle principali associazioni di categoria e dell’ambientalismo.
Il messaggio lanciato da Misano Adriatico è innanzitutto una richiesta pressante di decisioni politiche rivolta a governo e parlamento: urge un nuovo quadro normativo che fissi regole certe sul riciclo e riuso delle materie prime, recependo le indicazioni europee in materia di economia circolare, dando così alle imprese la possibilità di organizzarsi e investire in sicurezza.
Il racconto di un Paese in cui molti settori produttivi sono già entrati nell’ottica dell’economia circolare, ma che rimane frenato da una normativa inadeguata e incoerente è stata al centro dell’intervento di Claudio Bighinati, Presidente dei Giovani Imprenditori Emilia Romagna. “L’economia circolare è tema etico e importante per l’ambiente, ma deve anche essere un modello conveniente” – ha sottolineato Bighinati. “Se l’imprenditore intravede un potenziale vantaggio economico e un nuovo mercato si butta senz’altro, ma deve essere sereno e tranquillo sul fatto che ci sia una normativa chiara e precisa.”
Anche Stefano Arvati, Presidente di Renovo SpA, auspica regole chiare e definite: “Nella normativa europea si presta particolare attenzione alla gestione dei rifiuti, che se non valorizzati in un’ottica di economia circolare, rappresentano un enorme costo economico e ambientale per il territorio. Il mio augurio – ha proseguito Stefano Arvati – è che, anche in Italia, avremo il coraggio di recepire appieno questa direttiva e dotarci delle normative necessarie per creare un vera e propria filiera del rifiuto, finalizzata alla sua valorizzazione efficace e sostenibile, superando i troppi preconcetti legati a questo settore. Renovo da sempre vuole dare una risposta a questa esigenza, ponendosi come obiettivo la trasformazione degli scarti in risorse, tanto economiche, quanto sociali.”
Economia circolare, conoscenza e innovazione
La richiesta di rivedere e armonizzare il quadro normativo riguardante la circolarità è stata fatta propria anche dalla dottoressa Emma Petitti, Assessore al bilancio, riordino istituzionale, risorse umane e pari opportunità della Regione Emilia-Romagna: “Investimenti e progetti hanno bisogno di una riduzione dei tempi e di norme che mettano in grado gli imprenditori di investire in sicurezza. È fondamentale uniformare il nostro territorio in merito alle normative, che ora sono molto diverse da regione a regione. Non è solo un tema di risorse ma anche di provvedimenti che mettano chi è in condizione di investire in grado di farlo in tempi brevi e in maniera efficace. Si stanno facendo passi avanti ma c’è la necessità di tenere tutto insieme.”
Un altro aspetto che ha visto la convergenza dei partecipanti al Tavolo di lavoro interassociativo sull’economia circolare è la necessità di alimentare la circolarità condividendo conoscenze e stimolando l’innovazione.
“Le imprese hanno bisogno che le università sviluppino progetti di ricerca su nuove declinazioni concrete della circolarità, per cui c’è anche una circolarità relazionale in questo senso da sviluppare” – ha affermato Rossella Muroni, Presidente Nazionale di Legambiente. “L’Italia può essere competitiva a livello internazionale sfruttando la nostra bravura in fatto di qualità dei prodotti. Ci sono già aziende che stanno facendo bene business seguendo questo modello. Legambiente sta accompagnando queste aziende, raccontando storie di successo. Tuttavia quanto è successo nel settore delle energie rinnovabili, con incentivi che vanno e vengono, ci deve ammonire su un problema che va risolto alla radice: per fare business serve certezza delle regole.“
Alberto Frausin, Amministratore Delegato di Carlsberg Italia, ha approfondito il tema mettendo sul tavolo opportunità e rischi. “L’obiettivo della circular economy è rendere il più possibile lunga la vita del prodotto. L’innovazione da questo punto di vista è fondamentale, ma non basta. Dobbiamo fare un salto di qualità nell’innovazione anche perché intorno a noi stanno cambiando le regole del gioco. Ci troviamo di fronte alla più grande rivoluzione industriale che abbiamo vissuto negli ultimi cinquant’anni” – ha affermato Alberto Frausin. “Noi in Italia siamo forti: ad esempio, siamo leader nelle plastiche bio, ma la sfida è trovare anche materie prime che siano molto più avanzate di quelle attuali.”
Una finestra sullo stato dell’arte dell’economia circolare nel nostro Paese è stata aperta dall’intervento di Franco Pasquali, Presidente del Forum dei Promotori di Symbola – Fondazione per le Qualità Italiane. “Molte nostre imprese sono già dentro l’economia circolare. Per esempio, per quanto riguarda l’alluminio, la carta o il vetro siamo già a numeri importanti, e siamo leader anche nelle bioplastiche” – ha sottolineato Pasquali. “Sono del parere che ci si debba presentare ai tavoli istituzionali con le idee chiare su quello che c’è dietro e su quello che già è stato fatto. Soprattutto è necessario far capire cosa sta cambiando, spiegare come sono realizzati i prodotti prendendo come esempio il Biologico, esploso dopo che è stato spiegato bene. Non siamo all’anno zero, tuttavia. Ci sono caselle su cui ragionare e strumenti su cui fare politica industriale. Su questo dobbiamo impegnarci, e come Symbola vogliamo stimolare le aziende.”
Dello stesso avviso Enea Roveda, Ceo di LifeGate: “A inizio 2015 abbiamo per la prima volta condotto un osservatorio sugli stili di vita sostenibili: in quell’occasione è emerso che il 43% degli italiani, nell’ambito dei suoi comportamenti d’acquisto, guardava alla sostenibilità di chi produceva il prodotto. Nel 2016, dopo Expo, che ha portato grandi investimenti per promuovere la sostenibilità, quel 43% è salito al 62. Un segnale – ha concluso Roveda – che deve essere per le aziende uno stimolo a migliorare e rendere sempre più sostenibili le proprie attività e comunicare questo percorso davvero importante per un futuro migliore”.
Massima convergenza si è registrata sull’idea che l’Italia possa rivestire un ruolo da protagonista in un scenario internazionale di economia circolare se “ritornerà a fare l’Italia” sfruttando integralmente il proprio potenziale. Tuttavia, i punti di riferimento sono e saranno necessariamente globali, come ha ricordato nell’intervento di chiusura Claudio Bighinati: “Uber e Airbnb non hanno né auto né immobili di proprietà, eppure sono i principali attori rispettivamente nel car sharing e negli affitti. Questo ci deve far capire dove siamo arrivati con la sharing economy. Dobbiamo accettare che questo tema modificherà la nostra vita nei prossimi dieci anni.”