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Dopo Fukushima la natura muta

Diciottomilacinquecento persone uccise. Una quantità di stronzio90 più di trenta volte superiore allo standard di sicurezza. Circa duemila lavoratori esposti al rischio di contrarre il cancro alla tiroide. Ma questo non basta. Il disastro nucleare di Fukushima, ora, sta svelando i suoi aspetti più oscuri e inquietanti. Dopo più di due anni dal più grande incidente nucleare della storia dopo Chernobyl, anche la natura sta mutando la sua evoluzione.

Dopo Fukushima la natura sta mutando

Già due anni fa erano state scoperte delle farfalle mutanti, farfalle che avevano modificato i propri geni. I ricercatori ne raccolsero 144 di farfalle particolarmente comuni in Giappone e ben il 12% di esse portavano anomalie e mutazioni. Per questo era già scattato l’allarme da parte della comunità scientifica. Ma, ora, a queste si aggiungono altre allarmanti scoperte.

E’ il caso dei tonni radioattivi scoperti sia in Giappone sia in California, così come di mais a due teste, arance e albicocche di due colori, pomodori ricoperti da sospette escrescenze, cavoli giganti, frutta siamese. Ma che dire, ancora, dell’altissimo livello di radioattività delle foreste?

 

L’ultimo dato riportato dagli scienziati riguarda il maggiore rischio di obesità per i bambini della zona giapponese luogo della tragedia, per non parlare dei casi di cancro o problemi alla tiroide.

Aumentano i tumori alla tiroide

Persino la Tepco, la compagnia che gestisce il complesso della centrale, ha dovuto ammettere la triste realtà connessa al nucleare.

Secondo Tepco, 1.973 persone (circa il 10% del personale presente sul sito) hanno la tiroide esposta a dosi concentrate di radiazioni superiori a 100 millisievert, un livello a partire dal quale è constatato un aumento del rischio di tumore, anche se non esistono schemi fissi per ogni individuo.

Per ammettere il rischio ha dovuto rivedere il suo metodo per valutare il livello di esposizione alle radiazioni dei lavoratori.

In base al precedente metodo, il rischio riguardava 178 persone che avevano lavorato a Fukushima Daiichi, secondo un rapporto fornito dall’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms). L’azienda ha già invitato le persone interessate a seguire dei programmi, tra cui esami regolari alla tiroide.

L’ultimo allarme rosso è di qualche giorno fa, il 17 luglio, quando una perdita di vapore è stata rilevata da una telecamera di sorveglianza. La Tepco ha immediatamente minimizzato l’episodio ma la questione resta: basteranno 40 anni, come assicurato dalle autorità, per un ritorno alla normalità?

Il Giappone non rinuncia al nucleare

Eppure, nonostante tutto, il Giappone e con esso anche i Governi di molti altri Paesi, tra cui l’Italia, non hanno ancora rinunciato alla scelta nucleare.

Il probabile ritorno al nucleare, nelle ultime settimane ha assunto anche una veste politica non di poco conto. Il premier Shinzo Abe, in vista del voto per la Camera alta di ieri, si è giocato una buona fetta di credibilità proprio sul tema del nucleare, perennemente in bilico tra ragioni economiche e della sicurezza. E, stando alle sue ultime dichiarazioni, sembra che il Giappone del dopo-Fukushima stia propendendo per le prime.

Le previsioni del voto danno i liberaldemocratici di Abe in netto vantaggio. Quel che preoccupa il premier è evidentemente il costo dell’energia che, dopo Fukushima, è cresciuto a dismisura costringendo il Giappone ad importare combustibile fossile da fuori frontiera.

Per questo Abe è tornato a parlare di scelta nucleare avendo la Tepco come alleato.

La natura muta, le persone restano vittime di scelte economiche distruttive, i danni all’ambiente e alla vita sono inestimabili, eppure la direzione imposta sembra sia proprio tornare ad investire sull’atomo.

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