La violenza domestica è la seconda causa di morte in gravidanza dopo l’emorragia. E’ quanto emerge dai dati dell’Oms presentati a Roma dall’Osservatorio nazionale dea salute sulla donna.
Nel mondo una donna su quattro è stata vittima di una forma di violenza in gravidanza. Il 30 per cento dei maltrattamenti ha inizio proprio durante il periodo della gestazione. Lo riferisce Claudio Mencacci, presidente della Società italiana di psichiatria. Le conseguenze vanno dal distacco di placenta a disturbi alimentari, da infezioni a problemi psichici, come disturbi d’ansia e del sonno, dall’abuso di alcol e farmaci a tentazioni suicidarie. Nella maggior parte dei casi (69%) la violenza prosegue anche dopo la maternità.
Donne, la violenza seconda causa di morte
A subirne le conseguenze non è solo la madre: l’Oms precisa che anche il bambino ne risente dalla fase fetale all’età adulta. Anche per il figlio vi sono rischi drammatici – sottolinea Mencacci – come la morte fetale, il parto pretermine, nonché conseguenze psichiche pesantissime. Studi recenti hanno dimostrato che l’esposizione alla violenza domestica modifica alcune aree cerebrali dei bambini, con il rischio di sviluppare disturbi d’ansia. Dai dati emerge anche che la metà dei mariti violenti lo è anche con i figli: il 60 per cento delle mamme di bambini ricoverati per maltrattamento aveva subito violenza dal partner.
Se si cresce in un clima di violenza si ha il 50 per cento di probabilità in più di abusare di alcol e droga, un rischio sei volte maggiore di suicidio, alte probabilità di sviluppare effetti di stress sul cervello e comportamenti delinquenziali. Inoltre, figli di uomini violenti hanno una probabilità sei volte maggiore rispetto agli altri di diventare violenti.